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Osvaldo: «Sono un centravanti»

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Roma,per Pablo Daniel Osvaldo, vuol dire vendetta. «Ho voglia di prendermi una bella rivincita». Il manifesto programmatico dell'italo-argentino è chiaro: «All'Espanyol ho trovato la continuità che mi era mancata in Italia e un allenatore che ha creduto in me. Anche io, poi, sono maturato e sento di essere cresciuto come persona». La vita, allora, ricomincia a 26 anni. Da Roma, dalla Roma e con tanta voglia di smentire chi ritiene che quei 15 milioni più tutti i bonus del caso (un'operazione da 38 e rotti, ingaggio compreso e premi esclusi) finiti nelle casse dell'Espanyol siano troppi. «No, mi avete pagato poco - se la ride - giudicherete vedendomi giocare. Sono convinto che farò bene». Osvaldo, nonostante le idee del vecchio maestro Zeman, non ha dubbi su quale sia la sua vera natura: «Esterno o punta centrale? Io mi sento un centravanti. Con Totti possiamo anche giocare insieme. Le decisioni, però, spettano all'allenatore. L'abbondanza, comunque, è un vantaggio. Francesco è un fuoriclasse, ma con gli altri attaccanti siamo più o meno tutti uguali». A Roma troverà tanta correnza leale, ma non l'amico De La Peña: «Ivan mi aveva detto che mi voleva qui, io gli avevo risposto che sarei venuto volentieri. Mi dispiace che non sia più a Trigoria, ma spero che possa tornare». Un passato alla Fiorentina, la Roma e la «mitraglia» sono lì, ma Osvaldo preferisce non giocare al gioco delle somiglianze. «Batistuta è sempre stato il mio idolo, ma non so se gli assomiglio. Mi accontenterei di fare la metà di quello che ha compiuto Bati». Promessuccia finale: «A Firenze mi ricordano per due gol importanti, a Roma spero che lo facciano per 20 reti in una stagione».

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