Uomini errori e regole

Sì,l'uomo più veloce del pianeta, ma pur sempre un uomo: con tutte quelle debolezze naturali e quel lato oscuro che ogni tanto manda in «reset» il sistema. Così è successo ieri in Corea in quella che doveva essere e sarebbe stata la sua gara dopo il dominio imbarazzante nelle batterie di qualificazioni e nella stessa semifinale che Usain Bolt aveva stravinto correndo per trenta metri e andando poi un scioltezza. Ma la troppa sicurezza a volte può far brutti scherzi e il giovane giamaicano, dal passo lungo come una cinquecento, ha commesso il primo vero errore di una carriera tanto fulminea quanto fantastica che lo vede tutt'ora primatista incontrastato dei cento e duecento metri (oltre ad essere campione in carica nella 4x100 con la sua Giamaica). Bolt era e resta un fenomeno, la squalifica di ieri non cambia nulla sulle sue qualità assolute e non intacca le certezze del popolo che anche ieri lo ha inneggiato prima, durante e dopo quel nanosecondo di follia. Se Daegu è tappezzata di sue foto e il mondo intero si è collegato con la Corea, incurante di fusi orari e palinsesti, per assistere a quei dieci secondi di adrenalina, qualcosa vorrà pur dire. Bolt è il traino per un movimento che gli deve molto e che continua ad attecchire sul grande pubblico proprio per personaggi del suo calibro. Per il loro talento sportivo, ma anche per l'appeal che riescono ad avere con la gente comune: nonostante eccessi, pagliacciate e atteggiamenti da star improvvisate. L'errore di ieri è umano e fa tornare anche un marziano come Bolt sulla terra: gli servirà da lezione. Ma l'eccesso di zelo di questo regolamento (più volte contestato dagli atleti che vorrebbero almeno in finale la possibilità di avere un bonus prima dell'eliminazione) è sulla linea del «facciamoci del male». Un vero peccato!