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I ferraristi hanno girato alla moviola

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Loè soprattutto per la maniera in cui è maturato. Perché nella prima parte della corsa tutto aveva contribuito a mettere Alonso e Massa nelle condizioni migliori per sfruttare le altrui incertezze e andare a conquistare il miglior risultato di squadra della stagione. Al vantaggio pre-gara di sapere che Red Bull e McLaren avrebbero avuto grossi problemi col primo treno di gomme (da essi rovinato scegliendo assetti troppo estremi nelle qualifiche bagnate di sabato) si sono via via aggiunti: a) la solita catastrofica partenza di Webber, giunto ottavo alla prima curva; b)l'ottimo scatto di Massa (terzo, col guadagno di una posizione) e Alonso (quinto, + 3 posti, e subito dopo quarto superando Hamilton); c) la toccata che ha costretto Button a fermarsi ai box per cambiare il musetto dopo appena 3 giri; d) il pit stop anticipato di Vettel. Sebbene fosse partito ottavo, così, dopo appena 7 giri Alonso era in testa, posizione che avrebbe, sì, perso causa successivo pit stop, ma che avrebbe comunque recuperato al 14. giro quando Vettel sarebbe rientrato ai box per cambiare nuovamente le gomme non appena entrata in pista la safety car. Sembrava insomma la giornata perfetta per lo spagnolo della Ferrari. E invece... Invece più i giri passavano più le rosse arrancavano. Massa - già nel pallone dal quinto giro, quando cioè era stato brutalmente sorpassato dal compagno di squadra, giustamente impaziente perché il brasiliano non riusciva a togliersi dalla scia della lenta Mercedes di Rosberg – entrava definitivamente nella nera nuvola della depressione, scivolando nelle retrovie. Alonso cominciava a girare alla moviola, finendo prima superato da Vettel (che, pure, aveva fatto un pit stop più lui) e poi, dopo aver montato le gomme di mescola media al posto delle morbide, anche da Webber (medie pure lui) e addirittura da Button, partito tredicesimo e a sua volta, come Vettel, handicappato da tre soste ai box contro le due del ferrarista. Insomma, anche a parità di mescola la Ferrari andava un secondo e mezzo al giro più piano della Red Bull. Aldilà dell'ormai conclamato problema di pilotaggio, con un Alonso irrimediabilmente incamminato sul viale del tramonto e un Massa che definire impresentabile è un eufemismo, a Spa s'è dunque aggiunta una francamente inattesa flessione della F 150 Italia. Accusare le gomme più dure e le condizioni atmosferiche è fuorviante, perché molte delle recenti corse che avevano visto la Ferrari lottare per la vittoria si erano svolte in situazioni ambientali non dissimili a quelle di ieri. L'impressione netta è, piuttosto, che ieri le macchine più si alleggerivano del carico di benzina meno erano all'altezza delle rivali. Il che spiegherebbe pure l'abissale distacco (Massa 2 secondi, Alonso 3) rimediato dai ferraristi nelle qualifiche di sabato, disputate, appunto, a serbatoi vuoti. È dunque secondo me lecito supporre che durante la lunga pausa d'agosto, da buona italiana la Ferrari sia davvero andata in ferie mentre Red Bull e McLaren hanno lavorato a testa bassa per riprendersi quel vantaggio che era stato annullato dalle modifiche apportate in giugno alla F 150 Italia. I tifosi delle rosse devono augurarsi che le cose stiano veramente così. Perché nella prossima gara, fra due settimane, sarà la Ferrari a portare in pista le ultime evoluzioni preparate a Maranello, come tradizionalmente fa dai tempi di Enzo Ferrari nella specialissima occasione del Gran Premio d'Italia. Anche se ormai Vettel è virtualmente campione del mondo per la seconda volta in fila, vincere a Monza dopo averlo fatto a Silverstone significherebbe mettere una pezza – una bella pezza – sulla coscienza del team e sul cuore di tutti noi, che ne siamo innamorati a prescindere.

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