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Ferrari indietro su un circuito per uomini veri

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Pioggia,vento e sole che di minuto in minuto modificano l'aderenza dell'asfalto. Tutti i piloti in pista assieme, col cuore in gola, per cogliere l'attimo fuggente, l'ultimo. In condizioni del genere le macchine contano poco. Quel che conta è chi le guida: la lunghezza del pelo che ciascuno ha sullo stomaco, la temperatura dei suoi nervi, il numero dei battiti del cuore, il quoziente di intelligenza. Insomma, la più classica delle situazioni in cui, visto che il gioco s'è fatto duro, i duri cominciano a giocare. Una situazione in cui, purtroppo, ieri la Ferrari è ancora una volta naufragata miseramente. Mentre i duri giocavano – Vettel a piazzare la zampata assassina proprio in extremis, come ai tempi d'oro della F1 faceva Ayrton Senna; Hamilton a issare in prima fila la sua traballante e incerottata McLaren con un vero e proprio giro della morte dopo aver fatto a ruotate con la Williams di Maldonado – mentre i duri giocavano, dicevo, i mosci accusavano il «traffico in pista», come ha pateticamente fatto Fernando Alonso ai microfoni della Rai dopo aver piazzato la sua F 150 Italia all'ottavo posto della griglia di partenza, staccato di quasi tre secondi dalla pole e persino di un secondo pieno dal suo compagno di squadra, il baby pensionato Felipe Massa. Con i suoi rettifili interminabili e i suoi velocissimi curvoni, Spa-Francorchamps era una delle piste sulle quali la Ferrari avrebbe teoricamente avuto più chance di dare un senso alla propria stagione, perché le modifiche loro apportate di recente e la tradizionale superiorità di motore hanno reso le vetture rosse competitive al massimo livello ogni volta che c'è da andar forte. E invece sono bastate due gocce d'acqua per mandare ancora una volta tutto a monte. Colpa soprattutto di Alonso, perché Massa, poveraccio, bene o male s'è piazzato in seconda fila (grazie anche alla storditezza con la quale la McLaren ha fatto perdere a Jenson Button la possibilità di lottare per la pole nell'ultima frazione delle qualifiche, certo). Alonso, che dovrebbe essere l'arma in più di Maranello, ha invece insensatamente spinto all'inizio del Q3, quando l'asfalto era ancora umidiccio, e così si è ritrovato senza più battistrada negli ultimi secondi, quando l'asfalto s'era del tutto asciugato. Un errore che sarebbe stato imperdonabile persino se a commetterlo fosse stato l'ultimo dei pivelli, ma che nella fattispecie appare addirittura intollerabile perché commesso da un due volte campione del mondo che guadagna 25 milioni di euro l'anno. Adesso c'è solo da sperare che Red Bull e McLaren, vista la pioggia, avessero ieri optato per un assetto non al cento per cento da asciutto, al contrario di quanto i tecnici ferraristi hanno sbandierato di aver fatto in vista di una gara che dovrebbe disputarsi con il bel tempo. In questo caso oggi Alonso avrebbe qualche chance in più di recuperare e di confermarsi, se non altro, pilota che, come certi tennisti, sui match-point non riesce più a mettere una palla in campo ma che azzecca colpi vincenti quando ormai la partita è irrecuperabile.

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