Carlo Scagnoli «Saranno delle vere e proprie Olimpiadi della Pesca.
Èsoddisfatto e pronto all'avventura Ugo Claudio Matteoli, docente universitario a Venezia e presidente della Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee. Presidente, com'è nata l'idea di ospitare i Mondiali? «Sulla scia della positiva esperienza del 2000, ci siamo chiesti: perché non provare ancora, cercando di fare addirittura meglio? E così abbiamo ricevuto l'investitura internazionale: merito della ricchezza del territorio, senza eguali per bellezza ed eterogeneità, e del credito acquisito dalla nostra federazione». Cosa rappresentano questi Mondiali per l'Italia? «Una grande opportunità di crescita. Per questo ringrazio gli enti istituzionali che ci hanno sostenuto attraverso importanti finanziamenti, e i tanti volontari impegnati come commissari di gara». Quale sarà l'impatto economico della manifestazione? «Sono sicuro che otterremo risultati importanti, la pesca sportiva può fungere da catalizzatore. Vorrei portare l'esempio di Ostellato, piccolo comune in provincia di Ferrara dove scorre un canale di drenaggio che, per una parte, è diventato campo di gare permanente: tra attività agonistiche, allenamenti e pesca amatoriale si contano oltre 200.000 presenze l'anno». Quali sono le aspettative in termini di risultati? «Le possibilità di arricchire il medagliere sono elevate: siamo l'unica nazione che parteciperà a tutte le discipline e in ognuna, ad eccezione forse di spinning e pesca con la mosca, abbiamo ottime chance di vittoria». Come procede il censimento sulla pesca sportiva e ricreativa in mare, voluto dall'ex ministro Galan? «Molto bene, i dati finora raccolti parlano di oltre 800 mila praticanti in Italia. Sono numeri rilevanti per quanto non ancora definitivi. Compilare e consegnare i questionari è molto semplice e altrettanto importante: per contare bisogna contarci, e noi dobbiamo farci trovare pronti all'introduzione delle licenze». Un passaggio inevitabile? «Per noi può essere un punto di partenza. La Comunità Europea vuole valutare l'importanza del prelievo italiano, noi dobbiamo contribuire al rispetto delle norme combattendo il fenomeno dell'overfishing. In questo modo potremo alzare la voce e far valere i nostri diritti contro il mondo dei professionisti, spesso irrispettoso delle regole».