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Non rimane che svenderlo all'estero

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Percui proprio non mi spiego come un dirigente accorto quale Lotito abbia potuto ficcarsi in questo ginepraio. Un buon presidente avrebbe preso di petto la situazione all'indomani della conclusione del campionato 2009-2010. Ormai non è più il momento di analizzare la vicenda nel merito, di cercare di capire di chi dei due abbia torto e chi ragione. Qui ci sono rimaste due sole cose da fare per evitare che il disastroso conflitto fra questo duo di bellimbusti abbia disastrosi riflessi sulla stagione della Lazio: svendere Zarate, e svenderlo all'estero (perché uno Zarate che dovesse disputare con la maglia di un'altra squadra italiana una stagione del livello della sua prima in biancoceleste, magari facendo gol sia alla stessa Lazio o, peggio, alla Roma, manderebbe definitivamente in pezzi l'immagine e la credibilità di Reja e del suo compare Igli Tare). In questo vicolo cieco Lotito ci si è ficcato da solo e deve percià rassegnarsi a far di necessità virtù, spedendo il giocatore il più lontano possibile dall'Italia anche a costo di dover ripianare di tasca propria eventuali minusvalenze. Se Zarate restasse, tra l'altro, la Lazio non rischierebbe soltanto casini mediatici, lacerazioni interne e conflitti con parte della tifoseria. Pur se la Lega di A dovesse vincere la partita dell'articolo 7 con Figc e Associazione Calciatori, infatti, ho pochi dubbi che potremmo assistere al bis del caso-Pandev, con Maurito destinato a liberarsi gratis accusando di mobbing l'allenatore e la società biancocelesti. Resta insomma meno di una settimana per evitare che l'Inter ci freghi un altro campione gratis. E, aggiungo io, per togliere a Reja ogni residuo alibi nel caso in cui si verificasse un (ahimé probabilissimo) secondo fallimento dopo il clamoroso crollo finale dell'anno scorso.

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