Il calcio è nel pallone

La serie A si ferma. L'ultimo disperato tentativo di mediazione effettuato dal presidente della Federcalcio Giancarlo Abete - un fondo da 20 milioni di euro per garantire le società sul temuto contributo di solidarietà - è fallito: le posizioni di Lega e Associazione calciatori (Aic) restano distanti anni luce, la firma del nuovo contratto collettivo è lontana e lo slittamento della prima giornata di campionato sarà ufficializzato oggi da Abete. «Senza accordo non scendiamo in campo - ha dichiarato il presidente dell'Aic Damiano Tommasi - quello che è successo negli ultimi due giorni è chiaro e sconcertante: noi manteniamo lo spirito costruttivo, mentre la Lega ha rifiutato anche l'ultima proposta di Abete. Beretta non ha mantenuto la parola data: lo scorso dicembre avevamo raggiunto un accordo, ora cos'è successo?». «La situazione è semplice - ha replicato il presidente della Lega - nove mesi fa avevamo trovato un'intesa di principio su sei punti e rimesso nelle mani di Abete la questione dei fuori rosa e degli allenamenti differenziati: abbiamo atteso la stesura del contratto e il vademecum interpretativo della federazione per mesi, quando è arrivato (lo scorso maggio, ndr) alcune cose erano ormai mutate e andavano riviste». I temi sul tavolo sono ormai noti. Innanzitutto il problema dei fuori rosa. «L'interpretazione fornita dalla federazione va integrata - ha ribadito Beretta - non basta eliminare il riferimento alla temporaneità degli allenamenti differenziati, bisogna garantire allo staff tecnico la possibilità di organizzare al meglio il lavoro senza limitazioni di sorta. Rischio mobbing? Le leggi dello Stato vietano ogni sopruso». Non bastasse la confusione, a infiammare lo scontro è subentrato il contributo di solidarietà voluto dal governo per contrastare la crisi economica. «I giocatori - ha attaccato Beretta - hanno dichiarato di voler pagare la nuova tassa: e allora perché non mettere tutto nero su bianco? Non accettiamo il fondo proposto da Abete, abbiamo avanzato due proposte ragionevoli ed equilibrate. Lo sciopero sarebbe grave, l'Aic deve spiegarne le ragioni all'opinione pubblica». «Il contributo di solidarietà è contenuto in un decreto del governo - ha precisato Abete - e dunque deve ancora essere convertito in legge dal Parlamento, potrebbe essere modificato o decadere. E in ogni caso non è possibile inserire nel contratto una clausola con effetti retroattivi, pena la nullità della norma». E anche per questo, ha aggiunto il vicepresidente dell'Aic, Leo Grosso, «bisogna finirla di attribuire la colpa dello sciopero ai calciatori: è la Lega che vuole fermare il campionato e assumersene le responsabilità». Un continuo scaricabarile che ha fatto irritare anche i vertici del Comitato olimpico nazionale, profondamente «rammaricato per l'evolversi di una situazione incomprensibile e insostenibile. Il Coni - si legge nel comunicato emesso in serata - è fortemente preoccupato per il disagio e lo sconcerto che il rinvio del campionato creerà nell'opinione pubblica e negli organi di comunicazione. Chi oggi antepone gli interessi personalistici a quelli della collettività non è assolutamente in sintonia con la situazione del Paese e pertanto si assume la responsabilità di eventuali misure necessarie a porre fine a questa incresciosa vicenda».