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Calcio incatenato

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Non si gioca. Manca solo l'ufficialità, attesa per stamattina quando anche il presidente della Federcalcio Abete dovrà con ogni probabilità alzare bandiera bianca, ma sabato e domenica i calciatori di serie A non scenderanno in campo. «La Lega non vuole firmare il nuovo contratto collettivo - ha dichiarato il presidente dell'Associazione calciatori (Aic) Damiano Tommasi - senza garanzie non possiamo giocare». «Purtroppo - ha spiegato con rammarico Abete - non abbiamo fatto passi avanti. La Lega ha presentato due nuove richieste di modifica dell'accordo. I problemi riguardano il cosiddetto contributo di solidarietà, introdotto dal decreto firmato dal governo lo scorso 14 agosto, e l'annosa questione degli allenamenti differenziati, prevista nell'articolo 7». Le nuove richieste dei club, votate a larghissima maggioranza (contrari solo il Cagliari di Cellino e il Siena di Mezzaroma), sono state presentate ieri pomeriggio nel corso del Consiglio federale. La prima, e forse addirittura più importante integrazione riguarda l'articolo 4, «già innovativo - ha precisato però Abete - perché la retribuzione è espressa al lordo». Per evitare fraintendimenti sui contratti firmati dal 30 giugno 2010 (data di scadenza del vecchio accordo) a oggi, la Lega vuole introdurre un secondo comma «rafforzativo» del concetto: «Non è ammesso il patto contrario - si legge nel testo presentato dai club - eventuali contributi straordinari saranno comunque esclusivamente a carico dei calciatori». Poi, sul tavolo, c'è la solita questione degli allenamenti differenziati. Lo scorso 7 dicembre, per la verità, Lega e Aic avevano trovato l'intesa sul testo del nuovo contratto: sei articoli totalmente condivisi e il problema dei fuori rosa decodificato dal presidente federale Abete attraverso un apposito vademecum interpretativo, poi presentato lunedì scorso per sbloccare l'empasse. Ma allora cos'è successo? «Va aggiunta una precisazione - ha spiegato il presidente della Lega Beretta - lo staff tecnico deve poter organizzare allenamenti differenziati per tutto il tempo che ritiene necessario». «Ma io ho proposto l'eliminazione del termine "temporaneo" nel testo esistente - ha precisato Abete - e l'Aic ha manifestato disponibilità. Non capisco davvero la posizione dei club». Un caos totale nel quale si è inserito il presidente dell'Assoallenatori Renzo Ulivieri, incatenatosi davanti alla sede della Figc «perché è stata tolta l'obbligatorietà del patentino d'allenatore per juniores, prima e seconda categoria (in realtà la decisione deve passare per il Consiglio federale, ndr): un disastro per 5.600 tecnici». In serata Abete e il dg federale Valentini lo hanno raggiunto e convinto a liberarsi dopo più di un'ora di «trattativa». Teatrini a parte, intanto lo sciopero della serie A incombe. «Ci ritroveremo domani mattina (oggi, ndr) - ha concluso Abete - perché è doveroso non arrendersi. Ma bisogna essere realisti: tutto è bloccato, la volontà di scontro è forte, la situazione incomprensibile».

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