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Calcio in sciopero, slitta la Serie A

Il presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, Damiano Tommasi

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Salta la prima giornata di Serie A. La Lega dice no alla proposta di contratto ponte avanzata dal presidente dell'Assocalciatori Damiano Tommasi, per scongiurare lo sciopero nella prima giornata di campionato. Il presidente Beretta lo ha comunicato a quelllo della Figc, Giancarlo Abete, e allo stesso Tommasi. "Non si capisce perché - dice Beretta - dovremmo firmare un accordo ponte che ricalca quello ipotizzato all'origine della vertenza da Campana". D'altra parte - prosegue il presidente della Lega - la nostra assemblea è stata chiara: noi possiamo siglare un accordo solo se contiene i due punti in discussione, quello sul contributo di solidarietà e quello sugli allenamenti dei fuori rosa".    La proposta in extremis di Tommasi consisteva in un contratto "valido fino al 30 giugno 2012, sulle basi dell'accordo raggiunto con Campana" per far iniziare subito il campionato e contemporaneamente  discutere un nuovo accordo. "Abbiamo teso la mano fino all'ultimo. I giocatori sono dispiaciuti, non possono scendere in campo. La Lega cerca la rottura da un anno e mezzo", ha commentato un dispiaciuto Damiano Tommasi, presidente dell'Aic."L'assocalciatori prende atto della risposta negativa della Lega alla sua ultima proposta, e conferma pertanto l'intenzione di non scendere in campo per la prima giornata di campionato": è il comunicato ufficiale dell'Aic, che proclama lo sciopero. L'appuntamento per l'inizio del campionato, se arriverà la fumata bianca, è per il 10 e 11 settembre con la seconda giornata: "Ora ci confronteremo di nuovo, la nostra posizione è che senza il contratto collettivo non vogliamo iniziare il campionato. Non è che ci fermiamo adesso e va bene così...", ha aggiunto Tommasi a Sky. "In Spagna si sciopera perché non si pagano gli stipendi ai giocatori, in Italia per due questioni che dovrebbero essere scontate e in altri settori sono acquisite da tempo: la resistenza dell'Aic è incomprensibile, loro fanno un sindacato ideologico", è lo sfogo di Maurizio Beretta, che si dice "amareggiato" per la conclusione della trattativa. Si tratta del secondo sciopero dei giocatori dopo quello del 1996. "Ma io - spiega - sono solo l'interprete fedele della volontà della larghissima maggioranza dei presidenti di serie A, e davvero non capisco. L'Aic dice che i giocatori non avranno problemi a pagare secondo i termini di legge l'eventuale contributo di solidarietà? E allora perché non lo mette per iscritto? Se qualcuno pensa che sia stato per noi un pretesto per rompere, sbaglia: è una questione di merito, anche molto sostanziosa". Beretta non lo dice, ma il calcolo è semplice: il monte ingaggi dei calciatori di serie A supera il miliardo di euro, è vero che la manovra economica è ancora da varare ma se passasse il concetto di anche solo il 5% "ballerebbero" 50 milioni di euro e per più anni. "Ma al di là del punto sul contributo di solidarietà, c'è sempre quello sugli allenamenti: è evidente - prosegue Beretta - che con le rose ampie attuali non ci si può preparare tutti insieme, ed è chiaro che la responsabilità di organizzare il tutto va allo staff tecnico". Comunque, Beretta ammette che la conclusione della vicenda è "triste". "Noi stiamo cercando di fare un accordo collettivo innovativo che tenga conto del quadro generale del paese e possa assicurare al calcio italiano un futuro. Per ora non ci siamo riusciti, ma a quello si dovrà arrivare: perchè è interesse non solo dei club, ma anche dei giocatori". "C'è amarezza perché c'erano tutte le condizioni perché questo non avvenisse", è il commento a caldo del presidente della Figc, Giancarlo Abete. "È assolutamente incomprensibile - dice a Coverciano per la conferenza stampa di inizio stagione dell'Aia - il fatto che non si sia arrivati alla firma dell'accordo collettivo per situazioni collegate all'ipotetico contributo di solidarietà e all'articolo sette sugli allenamenti differenziati". Tra le ipotesi quella di uno sciopero a oltranza. "E'uno dei problemi che si pone - ammette Abete -  Permane il rischio pensando alle gare successive".

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