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Totti resta in silenzio ma non ha gradito l'esclusione di Luis Enrique DiBenedetto: faremo grandi cose, ma i tifosi devono avere pazienza

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Lasconfitta di giovedì a Bratislava così non ha fatto che mettere l'accento su problemi già noti sui quali tecnico e società dovranno al più presto mettere la testa... e le mani. La condizione fisica paradossalmente sembra la nota meno dolente, ma all'interno del gruppo che ovviamente non ha ancora assimilato il nuovo modulo di gioco, qualche scricchiolio si continua a sentire, così come l'assordante silenzio di capitan Totti. Sarà probabilmente questo il primo nodo che la nuova gestione dovrà sciogliere in vista dell'avvio del campionato ormai alle porte e di un ritorno di Europa League che è già una gara da dentro o fuori. Il capitano lasciato inspiegabilmente fuori all'esordio con lo Slovan si aspettava una spiegazione che invece non è arrivata. Al giovane tecnico Luis Enrique era stata anche servita su un piatto d'argento la scusa giusta per l'occasione visto il problema muscolare che il numero dieci giallorosso aveva avuto un paio di giorni prima del match. Ma l'asturiano non ha cercato alibi e detto chiaramente a fine gara che le scelte fatto erano di carattere tecnico: Totti e Borriello fuori, quindi al loro posto Caprari e Okaka (non esattamente Ibrahimovic ed Eto'o). La domanda viene spontanea: cosa è successo tra il tecnico e il giocatore che ha scritto negli ultimi dieci anni la storia della Roma? Dov'è finito quel buonismo che aveva messo Totti tra i giocatori insostituibili anche del nuovo corso giallorosso complice una condizione fisica eccellente? Domande alle quali il capitano (ieri in vacanza a Sabaudia con la famiglia)non riesce a dare un spiegazione pur restando in rigoroso silenzio: il dopo gara a domanda precisa è stato solo un allargamento di braccia. Come dire: «Boh... chiedete a lui». Punizione? Messaggio alla squadra? Opportunità? In attesa del chiarimento «istituzionale» con Baldini sulla questione «pigrizia» (nessun incontro in programma con DiBenedetto che ha delegato totalmente l'area tecnica), bisognerà aspettare la prossima uscita ufficiale. Solo allora si capirà se a Bratislava si è trattato solo di un incidente di percorso o se è stato il primo siluro di una lunga battaglia: che alla Roma, in questa fase, non farebbe bene per niente. Altro nodo da sciogliere è quello relativo a un mercato da completare (dieci giorni per mettere a segno almeno altri tre colpi) e alla sistemazione di quei giocatori che appaiono palesemente in esubero: Pizarro e Borriello in primis. Se per il cileno c'era l'alibi di un ginocchio ancora malconcio, l'attaccante non ha gradito il fatto di essere andato in panchina a Bratislava. Per lui possibile una cessione negli ultimi giorni di mercato: ipotesi Milan, Psg e Inter qualora dovesse partire Milito. Così come c'è da capire cosa vorrà fare il tecnico di alcuni giovani: Okaka che sembrava sul punto di andar via a Bratislava è partito titolare. E Rosi? C'è poi la questione societaria. Definito l'acquisto del club (ieri è arrivato il comunicato imposto dalla Consob che annuncia l'Opa: probabilmente all'inizio di ottobre), ora DiBenedetto e il suo staff dovranno iniziare a strutturare la Roma come una società moderna. Prima una richiesta di «aiuto» ai tifosi, perché questa Roma è ancora un cantiere aperto che avrà bisogno di tempo per crescere. «Vogliamo creare una squadra vincente - ha detto ai microfoni di Roma Chanel - ma i tifosi devono avere pazienza: faremo grandi cose per il futuro della Roma. Siamo molto felici del supporto dei tifosi e vogliamo costruire una squadra che li renda vogliosi di non perdersi nessuna partita della Roma». Anche se il tycoon americano è rimasto «stranito» degli incidenti visti durante la gara a Bratislava: cose che negli Usa sono impensabili. Per quanto riguarda il resto il tempo si smussare gli angoli è finito, ora si dovrà fare come i nuovi proprietari impongono: una via diretta, senza tappe intermedie, verso una rivoluzione strutturale che toccherà un po' tutte le aree del club. C'è poi la questione Stadio. Finalmente DiBenedetto (che oggi sarà in Sicilia al seguito del figlio impegnato in una partita di baseball) può muoversi come il nuovo proprietario della Roma e iniziare a fare tutti quegli incontri istituzionali messi da parte finora per questione di bon ton. Prima di tutto l'atteso summit con il sindaco della città Gianni Alemanno che dovrà mettere in condizione, come promesso, la Roma di avere un suo stadio di proprietà: un passaggio fondamentale per poter pensare a un futuro in grande di un club che ambisce a tornare al più presto nel gotha del calcio mondiale.

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