Vergogna Mourinho perde e non ci sta
Cosenormali, per chi è Speciale. Josè Mourinho non sarà «Merlino né Harry Potter», come lui stesso osservò tempo addietro, ma un potere magico ce l'ha: riesce a far parlare di sé dopo le vittorie, tante e importanti, ma anche dopo le sconfitte. Così è stato in Italia, dopo le (peraltro poche) battute d'arresto subite alla guida dell'Inter. E così è in Spagna, dove l'ex professore di educazione fisica di Setúbal deve però risolvere un gigantesco grattacapo: come superare l'imbattibile Barcellona di Messi e Guardiola, campione di Spagna, d'Europa e tra pochi mesi anche del mondo? Finora, in un anno di Real Madrid, il vincente e strapagato Mourinho ha ottenuto un secondo posto in campionato, una bruciante eliminazione dalle semifinali Champions e il già dimenticato contentino della Copa del Rey, conquistata con un catenaccio tutt'altro che gradito dall'esigente pubblico madridista. Un bilancio per nulla esaltante, condito mercoledì sera dall'ennesima sconfitta subita dagli eterni rivali del Barcellona nella Supercoppa spagnola. Come far dimenticare alla piazza in subbuglio la supremazia catalana? Come spostare l'attenzione dai fallimenti rimediati in campo? Mourinho non è un «pirla», come strillò a gran voce appena sbarcato in Italia, mostrando poi capacità oratorie certo non comuni nel mondo del calcio: ricordate la «prostituzione intellettuale» sapientemente studiata per compattare il gruppo interista e condurlo al miracolo europeo? In Spagna, però, il trucco sembra non funzionare. Mourinho perde, accusa gli arbitri, scatena la rabbia dei giocatori ma attira le critiche dell'opinione pubblica. Mercoledì l'ultima bravata: il Real gioca una buona partita, pareggia all'80' con Benzema, assapora i supplementari ma viene punito dal solito fantastico Messi. Gli uomini del portoghese perdono la testa, Marcelo appieda Fabregas e scatena la rissa. E Mou cosa fa? Si butta nel calderone, mette un dito nell'occhio del viceallenatore avversario Tito Vilanova, incassa una sberla di reazione, sorride ironicamente e poi in conferenza stampa, come sempre, fa finta di niente. «"Pito chi? Non so chi sia, e comunque l'arbitro decide cosa sia giusto fischiare». Una strategia chiara, ripetuta e aspramente criticata dall'entourage del Barcellona: «Mourinho è una maledizione per il calcio spagnolo», ha tuonato il vicepresidente Carles Villarubi. «Le immagini televisive parlano da sole - ha aggiunto Guardiola - per fortuna Tito non ha problemi all'occhio. Queste cose non si possono fare. Se andiamo avanti così finisce male». «Mourinho sta distruggendo il calcio spagnolo», ha accusato Piquè. «L'immagine del Real è patetica», ha osservato il capitano Xavi. Un coro unanime di proteste cui ieri si è aggiunto persino «As», quotidiano sportivo tradizionalmente vicino al Real e finora (parzialmente) comprensivo con Mou, se non altro per il ricco palmares (18 trofei in 10 anni). «Por que? Por Messi», ha sentenziato «As», facendo l'eco allo sfogo dello Speciale in occasione dell'ultimo fallimento europeo e di fatto riconoscendo la supremazia tecnica del Barça. «Nemmeno Gesù piaceva a tutti», proclamò una volta Mou in un audace accostamento. Lui, di certo, sta diventando antipatico al calcio spagnolo.