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Primo appuntamento ufficiale, prima insidia e prima partita ad non sbagliare.

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Unimpegno non proibitivo sulla carta, ma che per questa Roma ancora molto simile a un cantiere aperto, potrebbe rivelarsi insidiosissimo e rischiare di complicare il futuro cammino in Europa. E forse proprio per questo Luis Enrique vola molto basso alla vigilia pur non mostrando preoccupazione per la sua Roma ancora in fasce: e parte di nuovo ancora da qui. «Vi é piaciuta questa cosa del biberon - attacca ridendo e mostrando sicurezza - ma non lo so quanto siamo avanti o quanto siamo indietro. L'importante é perseguire un certo tipo di lavoro». Anche se per lavorare in quella certa direzione gli manca forse qualche uomo di troppo ed è costretto ad attingere a piene mani dal vivaio giallorosso. «Per me non é importante la carta d'identità. Verre ha 17 anni, é giovane, ma quando é entrato venerdì ha fatto una gara completa». Tutto bene, tutto bello ma all'inizio del campionato mancano dieci giorni. «Non sono preoccupato - spiega ai cronisti prima dell'allenamento - è naturale che noi allenatori vorremmo una rosa già definita il prima possibile, ma questo purtroppo non é possibile. É un mercato difficile, ma per tutti non solo per noi». Gira largo sulla questione closing, perché non vuole dare alibi e distrazioni ai suoi giocatori. «Tutto quello che riguarda il club, non voglio dire che non ci interessa e non ci riguarda, ma lo dobbiamo tenere lontano adesso. Noi dobbiamo pensare al lato tecnico e solo a quello. I giocatori si devono impegnare e concentrare su come allenarsi, su come stare in campo e sul preparare al meglio la gara». Non è allarmato quindi della sua Roma ancora in stato di costruzione: secondo lui sta rispettando i tempi. «Si, entro le aspettative, in linea con i tempi previsti. Quando fai un piano per il precampionato ci sono sempre delle incognite, magari se i ragazzi riescono a seguirti completamente o meno. Direi che siamo in linea con quanto ci attendevamo, ne avanti ne indietro». Al suo fianco un protagonista del vecchio corso chiamato a tenere in piedi la difesa: Burdisso. «Affrontiamo questa competizione - dice l'argentino in merito all'Europa League - come tutte quelle nelle quali vestiamo la maglia della Roma. Sappiamo che dobbiamo far bene ovunque giochiamo. Il mister l'aveva definita già una finale e sicuramente sarà importante partire con il piede giusto: da subito. Ovvio che si tratta di una competizione diversa dalla Champions, ma ora è la nostra competizione e dobbiamo puntare ad arrivare in fondo». La Roma affronterà una squadra per certi versi sconosciuta e che solo al fischio di avvio scoprirà tutte le sue carte. «Domani (oggi, ndr) vedremo a livello individuale. È una squadra che si chiude molto bene e che tenterà di approfittare dei nostri errori per ripartire. L'Europa League negli ultimi anni ha fatto dei progressi e si sono viste buone squadre». Per lui molte novità: dalla gestione Ranieri e poi Montella, alla rivoluzione ancora in corso di Luis Enrique. «Il mister ha un'idea che mi fa crescere come calciatore. Rischio di più, ma è anche molto produttivo come gioco. Abbiamo qualità e giocatori per arrivare a far bene questo gioco». Bene e stasera Burdisso, come tutta la Roma, avrà modo di dimostrarlo.

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