Al lavoro per un futuro migliore

Avremodunque i titoli di coda sulla lunga telenovela, movimentata da parentesi grottesche, che ha faticosamente portato al passaggio ufficiale di poteri. Nasce la nuova Roma, Thomas DiBenedetto arriva per firmare il «closing»: e, spera, in tempo per seguire il primo impegno ufficiale della sua squadra, a Bratislava, per il preliminare di Europa League. Superati anche i piccoli e grandi intralci burocratici disseminati sul cammino del cambio di proprietà, anche Sabatini e più tardi Baldini potranno lavorare al riparo da equivoci su una campagna acquisti che concede ancora un margine di due settimane. Poi, non solanto per la Roma, calerà il sipario su un mercato che inevitabilmente è deficitario, dal punto di vista del nostro campionato. In debito di carburante gli oleodotti milanesi, alle partenze illustri si aggiunge quella di Eto'o, forse la più significativa, dopo l'addio a Pastore e Alexis Sanchez, con Criscito e Muslera per buon peso, tutti oltre frontiera. Modeste le contropartite in arrivo, giovani talenti come Lamela e Bojan, nomi collaudati come Taiwo e Stekelenburg, il mercato estero non è più terra di facili conquiste. Ormai l'Europa vive degli sciali che soltanto i petrolieri mediorientali o russi possono consentirsi, evitando però rigorosamente l'Italia e i suoi problemi che nessuno tenta di risolvere, dagli stadi fatiscenti al tifo che pretende di imporre le scelte societarie, Vucinic e Milanetto tanto per fare due nomi. A proposito del montenegrino, è un sollievo apprendere come sia andata a monte l'operazione Osvaldo, che la Roma sembrava avere intrapreso con l'Espanol (non bastava Kameni). Si sarebbe spesa la stessa cifra versata dalla Juve nelle casse romaniste, c'è da chiedersi se non rasentasse la follia uno scambio alla pari tra Vucinic e Osvaldo, modesta esperienza in Italia. Dunque domani l'andata a Bratislava, con fin troppe assenze, non ci sarà il centrocampo dei giorni di gloria, De Rossi squalificato, Pizarro ai box e Perrotta malconcio. Acciacchi anche in difesa, Luis Enrique dovrà improvvisare e, soprattutto, offrire qualche segnale di progresso su una condizione fisica per ora deficitaria.