Spese folli Ora un esame di coscienza
L'attentae documentata analisi di Daniele Palizzotto è l'ennesima testimonianza del malessere dal quale il calcio italiano stenta ad affrancarsi, nonostante qualche mania di grandezza delinei tentativi di adeguarsi a un mercato ormai in mano a sceicchi e oligarchi russi. Non sarebbe stato pensabile, qualche tempo fa, un Samuel Eto'o indotto a privilegiare il Daghestan dopo le glorie di Barcellona e Milano. Inducono a meditare, quegli organici dilatati, che mettono in imbarazzo i tecnici chiamati a gestirli e rendono spinosa la questione dei fuori rosa che tiene in stallo la firma sul contratto dei calciatori, con qualche rischio per il programmato avvio del campionato. Non sono contenti quei giocatori che sentono di rappresentare un peso per i club, di malumore anche le società. Che però sono le prime a dover fare un onesto (parola troppo grossa?) esame di coscienza: non risulta vi fossero pistole puntate alla tempia dei dirigenti, né dei tesserati, all'atto della firma. Senza considerare che gli stessi presidenti pronti a lamentarsi per gli attuali disagi economici, contrbuiscono ad allargare ulteriormente la schiera degli stipendiati in vacanza, licenziando allenatori con una disinvoltura che dovrebbe indurre a una verifica di stati mentali non particolarmente affidabili. L'ultimo esempio, quello di Donadoni messo alla porta da Cellino, uno che più volte è stato protagonista, pur senza alcun titolo, di decisioni importanti della Lega, per cui è facile individuare le radici del disagio del nostro calco professionistico. Regina degli sprechi sicuramente la Juventus, pronta a bacchettare ogni giorno le altre società che si erano battute contro i suoi reiterati soprusi. Aveva fatto la spesa col carrello del supermercato, oggi deve cercare qualche demente disposto a portarsi a casa le scatolette di brodo di tartaruga. Ma c'è un aspetto più grave: se le società del salotto buono riuscissero a risolvere i loro problemi di esubero, dove finirebbero gli sfrattati, a parte i pochi fortunati che potranno conservare la categoria? Presto la B dovrebbe affrontare un problema dello stesso livello e c'è il rischio di un effetto domino su una Lega Pro già inguaiata da fallimenti e connessioni poco limpide. Quando sarà possibile affidare l'industria calcio a un professionista capace e ben remunerato, mandando in vacanza i dilettanti?