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Daniele Palizzotto Le stangate erano attese e sono arrivate.

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LaCommissione Disciplinare ha usato la mano pesante nel redigere le sentenze di primo grado del processo sportivo sullo scandalo calcioscommesse. Pene giustificate «da comportamenti illeciti di intrinseca gravità, che svuotano di significato l'essenza stessa della competizione sportiva: il clima omertoso - si legge nelle oltre 50 pagine di motivazioni - permea i rapporti tra i tesserati e suscita un rilevante allarme generale». A farne le spese è innanzitutto l'Atalanta, appena tornata in A e costretta a partire con un forte handicap per gli illeciti commessi dai tesserati Doni e Manfredini. «Il procuratore Palazzi aveva chiesto 7 punti - ha spiegato l'avvocato Chiappero - la Commissione ne ha eliminato solo uno, quello relativo alla pluralità degli illeciti. Ma abbiamo buone speranze di ridurre la penalizzazione in appello». «Doni e Manfredini sono increduli e amareggiati - ha aggiunto il legale Salvatore Pino - per le motivazioni stringate della sentenza». «Sconcertato» l'Ascoli (meno 6 in serie B), sconfortato Signori, «il vertice dell'associazione» secondo la Disciplinare. «I giudici - hanno protestato gli avvocati dell'ex laziale - hanno fatto di tutta l'erba un fascio». «Alla Commissione sono mancati cuore e coraggio», hanno aggiunto i legali di Paoloni. Ora il dibattito si sposta davanti alla Corte Federale: il secondo grado comincerà martedì 17 e si concluderà attorno al 20 agosto.

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