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La Ferrari rimane senza guida

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Torneràin pista il 28 agosto in Belgio con un'unica certezza: entrambi i titoli mondiali, in particolare quello piloti, sono ormai virtualmente assegnati a Sebastian Vettel e alla Red Bull, che nei primi tre quinti di stagione hanno accumulato un vantaggio incolmabile prima per meriti propri e poi per demeriti altrui. Anche se le rimanenti otto corse in calendario si svolgessero nel segno dell'equilibrio come le più recenti, infatti, gli inseguitori finirebbero per spartirsi fra di loro i punti, restando lontanissimi dal giovane leader tedesco. Sebbene sia la squadra che più è migliorata dall'inizio della stagione in poi, la Ferrari non ha dunque alcuna speranza di rimonta. La scuderia fa giustamente notare che, in un mese di luglio infarcito di gran premi, è stato un suo pilota, Fernando Alonso, a cogliere più punti di tutti. Però, con tutto il rispetto, questo sembra il classico consolarsi con l'aglietto. Perché in realtà sinora le rosse hanno vinto una sola corsa contro le sei della Red Bull e le quattro della McLaren, e mettendo assieme i due dati – il record parziale di punti e lo striminzito numero di vittorie - se ne può trarre soltanto una conseguenza: le F 150 sono competitive ma chi le guida non ha la capacità di sfruttarne appieno il potenziale o di approfittare delle défaillances degli avversari. Passi per Felipe Massa, la cui mediocrità è ormai talmente certificata da rendere incomprensibile la sua permanenza al volante delle automobili da corsa più prestigiose del mondo. Ma è davvero un paradosso che, proprio nel momento in cui il team guidato da Stefano Domenicali ha saputo invertire con uno straordinario colpo di reni il declinante corso della propria stagione, alla Ferrari sia venuto a mancare l'apporto dell'uomo che in teoria avrebbe dovuto rappresentarne l'unica (tra l'altro strapagatissima) certezza: il due volte campione del mondo Fernando Alonso. Compresa quella di domenica scorsa in Ungheria, dove di castronerie ne ha fatte addirittura quattro, quest'anno sono ben cinque le corse nelle quali Alonso avrebbe potuto ottenere risultati migliori di quelli effettivamente raccolti. Aggiungeteci il modo in cui nel 2010 gettò alle ortiche un Mondiale che era ormai saldamente nelle sue mani a dispetto della sequenza di errori commessi a inizio stagione, ed ecco che diventa francamente inspiegabile la fretta con la quale la Ferrari gli ha rinnovato in anticipo la propria fiducia fino al 2016 anziché aprire in modo riservato trattative con Vettel e/o con Hamilton per soffiarli alla concorrenza. A meno che quanto sbandierato ai quattro venti sia soltanto una copertura per quanto si sta effettivamente facendo... Non sarebbe certo la prima volta. Latitante Massa, sarà comunque Alonso l'uomo che alla ripresa del campionato, prima a Spa e poi a Monza, sarà chiamato a raccogliere in pista quanto seminato in officina da Stefano Domenicali e dai suoi uomini. La F 150 Italia, che grazie al motore e alle modifiche aerodinamiche è già oggi migliore di Red Bull e McLaren su tracciati veloci come quello belga e quello italiano, presenterà ulteriori sviluppi che la renderanno ancor più competitiva. Una doppietta restituirebbe un senso alla stagione ferrarista e alla prosecuzione del matrimonio con il discontinuo pilota spagnolo. Un fallimento non potrebbe che accreditare l'ipotesi di un clamoroso divorzio (le cui modalità, com'è ovvio, sono già previste nel contratto).

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