I due ferraristi inguardabili sul «lecchetto»

Il«lecchetto» è quel viscidume che si forma sull'asfalto quando una pioggerellina leggera e di breve durata impasta la polvere che lo ricopre, rendendolo scivoloso e traditore, specie sui sampietrini. In Formula 1 non ci sono sampietrini, naturalmente, né a Londra (dove, quando piove, piove sul serio) è facile che ci sia il lecchetto, eppure il londinese Jenson Button diventa irresistibile quando un Gp si corre in condizioni né di vero bagnato né di vero asciutto, col lecchetto che via via si secca senza che la pista offra mai un grip da asciutto-asciutto. In condizioni di scarsa aderenza ci sono due modi di guidare. Di forza, imponendo alla macchina, a colpi di volante e di acceleratore, di andare dove dici tu e non dove vorrebbe lei. O in punta di dita, fingendo di assecondarla per poi ricondurla con delicatezza sulla giusta via. Chi usa la forza (Senna, Mansell, Alesi, Schumacher, Hamilton) più acqua c'è più si esalta. Chi usa la sensibilità (Piquet, Prost, Vettel e Button) si esalta sul lecchetto. Ecco perché, ieri, chi ha fatto la corsa e dato spettacolo, Lewis Hamilton, è arrivato solo quarto mentre Button ha vinto e un opaco Vettel è comunque arrivato secondo. Certo, la svolta decisiva è dipesa dalla decisione di Hamilton e di Webber di montare gomme intermedie da pioggia quando, a una ventina di giri dalla fine, è cominciata a venir giù un'acquerugiola stenta che poi non ha avuto seguito, costringendo i due a prendere atto di aver perduto la scommessa e a fermarsi di nuovo per rimettere le slick. Una scommessa non folle ma fatta nella speranza che il cielo li aiutasse a ribaltare una situazione compromessa. Hamilton, aveva perduto il comando della corsa perché, non appena lo spruzzo aveva riprodotto il lecchetto, era incappato in un clamoroso testacoda. È stata colpa del suo pilota migliore, insomma, se la McLaren non ha colto a Budapest la doppietta che fin da sabato s'era capito essere nel suo potenziale per via della lentezza della pista (che tagliava fuori la Ferrari) e del freddo (che tagliava fuori la Red Bull), beneficiando un mediocre Fernando Alonso, cui ha regalato il quarto podio consecutivo senza che il ferrarista – partito male e poi autore della bellezza di altri tre-sbagli-tre – avesse fatto nulla per meritarselo. Adesso il Mondiale va in vacanza per quattro settimane. Si tornerà a correre prima il 28 agosto a Spa e poi l'11 settembre a Monza. Due piste velocissime e di motore, sulle quali la Ferrari sarà favorita sia nei confronti della Red Bull (che ha meno cavalli) sia in quelli della McLaren (che non ha tenuta di strada sui curvoni d'appoggio). Montezemolo e Domenicali devono però augurarsi che i loro pupilli Alonso e Massa ripaghino almeno in parte la fiducia inspiegabilmente riposta in loro e corrano in maniera meno inguardabile.