Pallanuoto d'oro, Italia regina ai Mondiali
La favola si racconta sulle stesse note di quel 'po po pò che a Germania 2006 aveva fatto da colonna sonora agli azzurri di Lippi. Un inno quasi vintage per questa che è un'altra Italia, calottine in testa e 17 anni di fame da oro, perché dall'acqua di Shanghai riemerge il Settebello più bello della storia della pallanuoto: al crepuscolo di un mondiale che ha già esaltato l'azzurro, la storia la scrive la nazionale di Alessandro Campagna, il ct dei corsi e ricorsi, perchè nel '94 a Roma lui sul gradino più alto del podio mondiale ci era già salito. Costume e calottina allora. Stavolta gli è toccato il tuffo in piscina, da vestito: lo ha aspettato e costruito lungo un torneo in cui questa 'piccolà Italia ha schiacciato tutti gli altri giganti. Gli ultimi in ordine di tempo i serbi, campioni in carica: 8-7 in una finale thrilling, in cui sono serviti i tempi supplementari e due rigori parati per far esplodere la festa tricolore. La testa più che le braccia, l'intelligenza più che la fisicità e una difesa impressionante hanno messo in trappola i serbi: il Settebello ricostruito in nemmeno due anni, passato dai fasti degli anni '90 al buio dei 2000, adesso non solo vince, ma gioca la pallanuoto più bella del mondo. Merito, dicono i ragazzi del nuovo dream team, di quel ct-fenomeno-genio che ha fatto della panchina una missione, trasmettendo dal cuore all'acqua quel fuoco sacro che lui non ha mai smesso di alimentare. Per questo dopo aver battuto tutti qui a Shanghai - Sudafrica, Usa, Germania, Grecia, Spagna, Croazia - ha superato anche l'ostacolo che sembrava impossibile. Agli altri, ma noi ai sette belli: tutti in acqua per compiere l'impresa da Valentino Gallo che ha regalato il primo vantaggio azzurro, fino alle doppiette di Matteo Aicardi e di Christian Presciutti, romanista nel sangue che non perde l'occasione per festeggiare i gol alla Totti (il suo capitano di riferimento fuori dalla piscina): dito in bocca e mimo del ciuccio, dedica alla piccola Chloe nata proprio alla vigilia dei mondiali. La Serbia ci ha provato a non andare in confusione, stando sempre in gara: 6-6 dopo i quattro tempi regolamentari, un rigore segnato e già uno parato dal portierone azzurro Stefano Tempesti, ai supplementari l'Italia torna prima in vantaggio con Aicardi e poi si fa riprendere da Filipovic. Sul 7-7 la chiave del match: terzo penalty fischiato per i serbi, Udovicic - l'uomo che aveva ripreso in mano il match - si fa parare da Tempesti. Minuti: poi è Maurizio Felugo che mette dentro la palla che regala il sogno. E alla fine piange, prima che esploda la gioia collettiva. «I fenomeni sono loro - urla Campagna - in Italia quando si fa gruppo si arriva in alto. A un certo punto ho detto a tutti 'liberate la mentè e hanno reagito in maniera fantastica. Un rigore inesistente e la parata di Stefano su Udovicic che stava riaprendo la gara: Tempesti lo ha ucciso mentalmente. Il resto è sotto gli occhi di tutti: un risultato straordinario, una partita epica. Non siamo mai crollati. I serbi nel sottopassaggio gridavano per intimorirci e lì sono cresciuti i giocatori. Concentrazione e tenuta mentale, davvero incredibili». Italia d'oro, davanti alle superpotenze Serbia e Croazia: le stesse che Campagna ora spera di ritrovare sul podio olimpico «non importa in che ordine». Il pensiero con dedica degli azzurri va ad Andrea Mangiante, giocatore squalificato due anni dal Tas per un rapporto troppo alto testosterone/epitestosterone: «Doveva vincere con noi» dicono gli azzurri. Poi si esaltano di nuovo. «Abbiamo giocato da fantascienza - dice Felugo - li abbiamo spaccati tutti in due, hanno provato a toglierci questo oro. Ma siamo noi, siamo noi i campioni del mondo siamo noi...». Altre note, stessa musica: si riapre un ciclo vincente, torna il sogno. E ci si sveglia con l'oro più Settebello che mai.