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Roma, lieto fine

As Roma, Thomas DiBenedetto e Luis Enrique

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Si sono stretti la mano e hanno brindato. Per la terza volta da novembre, ma questa dovrebbe essere quella buona anche se non l'ultima: Unicredit e il consorzio di Thomas DiBenedetto hanno trovato l'accordo definitivo sulla vendita della Roma. Per il «closing» e il passaggio delle quote alla nuova società, controllata al 60% dagli americani e al 40% dalla banca, bisognerà attendere il 18 agosto. Intanto entro martedì, lavorando senza soste, verranno riscritti tutti i contratti con tanto di firme in calce. Tranne l'ultima, da apporre non appena Di Benedetto tornerà dagli States con i soldi da versare. Alla fine ha vinto il buon senso dopo due notti e la mattina di ieri passate a discutere sulle date delle chiusura più che sugli ultimi dettagli dell'accordo. Andava trovato un difficile equilibrio tra debito e capitale, in virtù delle passività impreviste (stimate in circa 17 milioni di euro) al momento della firma di Boston ad aprile, e la quadra è stata trovata con immensa fatica. Mercoledì Paolo Fiorentino potrà presentarsi al consiglio d'amministrazione per la semestrale di Unicredit con un contratto firmato, una sorta di «pre-closing», mentre DiBenedetto avrà il tempo di tornare negli States e sistemare le ultime pratiche con gli altri tre soci James Pallotta, Michael Ruane e Richard D'Amore prima di chiudere questa partita estenuante nel giorno del primo impegno ufficiale della squadra in Europa League. Nel nuovo accordo non cambia il prezzo di vendita della Roma, 70,3 milioni da spartire tra americani e banca, ma sale la cifra dell'aumento di capitale: stanziati circa 95 milioni di euro complessivi, di cui 50 da immettere subito e quasi altrettanti attraverso uno o due interventi successivi che verranno definiti in base alle esigenze del bilancio. Anche questi investimenti saranno ripartiti tra i due azionisti secondo le rispettive quote, mentre a settembre verrà lanciata l'Opa sulle azioni in Borsa. In cambio dell'ulteriore immissione di capitale dagli Stati Uniti, senza sconti sul prezzo d'acquisto, la banca si è impegnata a garantire la necessaria liquidità nelle casse del club, riaprendo i contratti di «factoring» improvvisamente interrotti. In sostanza Unicredit si è ricalata nel suo ruolo di creditrice e socia senza agire soltanto da venditore. In autunno è prevista l'elezione ufficiale del nuovo presidente: l'assemblea di lunedì prossimo potrà solo ratificare la nomina dell'attuale «board», con Cappelli reggente e Fenucci amministratore delegato insieme ai nuovi consiglieri. Una nuova assemblea verrà convocata per settembre, quando finalmente DiBenedetto si siederà sulla poltrona da presidente, anche se come accaduto per Cappelli la nomina potrebbe arrivare direttamente dal cda per cooptazione. L'imprenditore di Boston è arrivato ieri mattina a Fiumicino e si è subito messo a lavoro nello studio Tonucci a piazza del Popolo con gli altri due manager americani già presenti a Roma, Sean Barrow e Mark Pannes e i suoi legali. Nel pomeriggio, in collegamento con Fiorentino, la riunione che ha portato all'intesa. «L'accordo - ha detto Barror - è stato siglato ed è in atto, ora siamo pronti: abbiamo grandi ambizioni». Il comunicato ufficiale è arrivato soltanto in tarda serata, per annunciare lo slittamento del «closing su richiesta di NEEP Roma Holding S.p.A.», ovvero la nuova società controllante istituita da americani e banca. Oggi DiBenedetto potrà assistere in tutta tranquillità alla partita di baseball che vedrà impegnato il figlio Thomas jr. all'Acquacetosa, giovedì ripartirà per gli Stati Uniti e dopo Ferragosto si ripresenterà in Italia. Stavolta, finalmente, per prendersi la Roma a tutti gli effetti.

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