Per SuperFede finale da soap opera
Due nuotatori per una sirenetta nella monumentale Shanghai che mai come in questo caso merita il suo nomignolo, la «Parigi d'Oriente», scenografia ruffiana per il secondo scandalo rosa, o presunto tale, di questa estate freddina. Dopo le malinconiche nozze regali dell'ex nuotatrice sudrafricana Charlene Wittstock, al «Regal Hotel» di Shanghai, che ospita gli atleti dei Mondiali 2011, va in onda l'ultimo capitolo di un feuilletton dalla trama sbiadita, se non fosse per i suoi tonici protagonisti. Al centro troneggia Federica Pellegrini, ragazzona di «Miran», con il guizzo vivace negli occhi di bambina cresciuta a pane, burro e marmellata e la malizia inconsapevole di un corpo benedetto dagli Dei. Una giovanissima sportiva - 22 anni - detentrice del record mondiale nei 200 e 400 stile libero, fra delle più grandi nuotatrici del mondo. Superfede, la sportiva della porta accanto che piace tanto ai suoi connazionali maschi, avrebbe spezzato il cuore di Luca Marin, attraente collega dai colori scuri (marchio dei bei tenebrosi) con il quale intratteneva una relazione sentimentale dal 2008. Fotografati dai paparazzi a Capri prima di partire entrambi per Shanghai erano apparsi tesi e annoiati, soprattutto lei. «Cose che capitano», ha detto la Pellegrini commentando con parole stranamente rilassate la fine della sua storia d'amore. La scenata che Marin avrebbe fatto l'altra notte bussando, strillando e chiedendo spiegazioni davanti alla porta della camera d'albergo dell'ex, ha movimentato la trama della soap nostrana: nella camera medesima, con Fede c'era il capitano degli azzurri, tale Filippo Magnini, «re Magno», 1,87 di altezza, bronzeo ma con sex appeal opinabile. Lite furbonda tra i due, la Pellegrini che smorza i bollenti spiriti di un «Luca furioso» e dice: «Tra noi andava già male. Così peggiori le cose». Il giovane pesarese che avrebbe rubato il cuore alla Pellegrini smentisce, poco lieto di dover affrontare la compagna italiana probabilmente infastidita: «Basta con questo mondiale, voglio solo tornare a casa e chiarire. Con la mia ragazza, con la mia famiglia». Che la love story ci sia stata, o fosse solo in incubazione, o solo immaginata, sarà il tempo a dirlo. Ma fateci caso: quando esiste una corrente elettrica «amorosa», ancor di più se occulta, fra due colleghi - anche se sportivi, come in questo caso - essa viene rilevata dagli altri con puntualità. Figuriamoci poi se «gli altri» sono i fidanzati.