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La cessione della Roma è un giallo senza fine

Thomas DiBenedetto

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Le notti della Roma. Non in campo, ma negli studi legali della Capitale e di Boston dove si giocano le sorti del club giallorosso. La trattativa fra il consorzio di Thomas DiBenedetto e Unicredit va avanti senza sosta, con incontri tra i legali italiani e americani, i manager Mark Pannes e Sean Barrow e i protagonisti delle due "sponde" collegati a distanza. Il vertice in conference call di mercoledì notte, a cui hanno partecipato anche DiBenedetto e Fiorentino, si è concluso alle 3, ieri pomeriggio nuovo round con pausa serale e seconda parte conclusa alle ore piccole. L'accordo economico è stato raggiunto su tutto, piccoli dettagli a parte. Ci sono le garanzie, ci sono i 10 milioni già spesi dagli americani tra caparra confirmatoria e varie spese, legali e non, sostenute in questi mesi per mandare avanti l'affare. Oggi ci sarà pure la presenza di DiBenedetto a Roma: sbarcherà alle prime ore del mattino con un volo proveniente dagli Usa. E allora cosa manca? Il feeling e la fiducia tra le parti, ai minimi termini dopo mesi di discussioni sempre risolte in positivo. Unicredit ha deciso di accordare agli americani il rinvio del «closing», spostandolo da oggi al 2 agosto, ma ritiene questo nuovo termine tassativo. Un ultimatum, insomma. Il problema è che per quella data, secondo gli americani, è impossibile concludere tutto il lavoro necessario a sistemare il nuovo accordo. Perché l'intesa è cambiata rispetto al contratto preliminare firmato ad aprile a Boston: la Roma verrebbe ceduta sempre a 70,3 milioni di euro, con il consorzio Usa e la banca a spartirsi le relative quote d'acquisto (rispettivamente 60% e 40%), ma la ricapitalizzazione sarebbe di molto superiore ai 35 milioni di euro previsti tre mesi fa. Più del doppio, una cifra vicina ai 100 milioni di euro. DiBenedetto & Co. hanno accettato le nuove condizioni, senza chiedere sconti sul prezzo d'acquisto, per garantire solidità a un club dissanguato negli ultimi anni. Non solo: i loro uomini stanno già lavorando al futuro. Dopo l'incontro a Torino con la Kappa, ieri mattina Barrow e Pannes hanno visto i manager dello sponsor Wind per studiare le future strategie che potrebbero passare per una rescissione del contratto. La banca è pronta a versare la sua parte nella nuova ricapitalizzazione, spezzata in due interventi, e a riaprire alcuni contratti di «factoring» per immettere liquidità in cassa ma la differenza di vedute sulla data del «closing» rischia di far saltare il banco. Paolo Fiorentino preme per il 2 agosto perché il giorno dopo vorrebbe presentarsi al cda in programma a Unicredit con la vendita della Roma conclusa. DiBenedetto, invece, chiede almeno una settimana in più, necessaria ad approvare insieme ai suoi tre soci americani (Pallotta, Ruane e D'Amore) e i rispettivi avvocati il nuovo accordo e il conseguente aumento dell'investimento, oltre a riscrivere i contatti. La tensione è alle stelle e la banca si è già tutelata: l'ad Ghizzoni ha dato l'ok a Fiorentino per continuare gestire la Roma nel caso di fumata nera con gli americani, in attesa di altri acquirenti. Ma sarebbe tutta da verificare la voglia dei dirigenti Baldini, Sabatini e Fenucci di restare a bordo della nave. DiBenedetto arriva oggi per sbloccare l'impasse: un suo incontro faccia a faccia con Fiorentino potrebbe riportare il sereno. Domani Mr. Tom potrà anche vedere all'opera suo figlio Thomas Jr, che giocherà all'Acquacetosa con la sua squadra di baseball di Reggio Emilia contro l'Urbe Roma. Con che spirito?

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