Buonsenso per evitare il disastro
È vero che Roma non è stata fatta in un giorno, ma un anno è davvero troppo: anzi non è bastato. Martedì scorso è stato un anno esatto da quella firma Sensi-Italpetroli-Unicredit, primo passo verso la cessione della Roma. Un passo divenuto una vera e propria maratona, interminabile che dovrebbe volgere al termine nelle prossime ore: condizionale d'obbligo visti i precedenti. La riunione fiume di ieri, continuata nella notte, ha portato alla soluzione di molti problemi, ma non di quello che ha rischiato di far saltar tutto già più di una volta: la data del closing. Unicredit vuole farlo a tutti i costi entro la prossima settimana, gli americani hanno bisogno di qualche giorno in più per poter mettere a punto tutte le carte. Questione di buonsenso, ammesso ci sia da entrambe le parti, la voglia di chiudere questo affare infinito. Un buonsenso che deve portare la Roma nelle mani migliori, consentire allo staff tecnico e agli attuali dirigenti di continuare il lavoro iniziato ed evitare terrificanti colpi di coda: per tutti. Far saltar il banco adesso per un paio di giorni in più, sarebbe davvero criminale e il popolo romanista non lo consentirebbe a nessuna delle due parti. Troppa la carne messa al fuoco, troppi gli interessi, così come infinita l'attesa ormai invivibile dei tifosi giallorossi che non hanno ancora capito quale sarà il futuro della Roma. Roseo hanno assicurato tutti, ma alle parole ora devono far seguito i fatti e ognuno interpretare al meglio il proprio ruolo: gli americani devono fare gli imprenditori, la banca deve fare la banca. E forse proprio per questo DiBenedetto stamattina presto piomberà a Roma per risolvere, ai massimi livelli, quei problemi che in queste ore sono sembrati insormontabili. Per smussare quell'insolita «litigiosità» maturata col passare delle ore, che ha rischiato più volte di far saltar tutto. Tutti hanno bisogno di andare in vacanza al termine di un inverno di lavoro lungo ed estenuante: ma spostare la prenotazione di un albergo o di un volo aereo, non può essere il problema della Roma del presente, tantomeno di quella del futuro. Si è andati troppo oltre e tornare indietro ormai non è più possibile: per nessuno. Ne va del prestigio, della credibilità... ma soprattutto ne va del futuro della Roma. E lì non si scherza!