Alonso ha fallito il suo match point
Essendosiper la seconda volta consecutiva messa alle spalle la regina del Mondiale, la Red Bull, cacciando persino Vettel giù dal podio dopo 14 corse, la Ferrari non può non essere soddisfatta del verdetto tecnico del Gran Premio di Germania. Allo stesso tempo, però, non può essere soddisfatta del proprio risultato, perché Alonso aveva il potenziale per vincere ma non ha vinto. Nonostante il nuovo Nurburgring, a differenza del vecchio, non rappresenti un severo banco di prova per i piloti, in Germania si è infatti visto come in determinate occasioni sia ancora possibile che una gara venga decisa non dalle macchine ma da chi le guida. E in questo la Ferrari è purtroppo inferiore alle avversarie. Ieri Lewis Hamilton era semplicemente imbattibile. Non poteva batterlo Fernando Alonso - che di suo ha sprecato con due doppi falli (leggi giri alla moviola) il match point che si era costruito ritardando l'ultima sosta rispetto all'inglese - e men che mai poteva riuscirci un Mark Webber ormai così bollito da non riuscire più né a partire in modo decente né a tenere un ritmo degno del missile dentro al quale ha la fortuna di essere seduto. Fra i tre piloti che avevano azzeccato la scommessa sul tempo, optando per un assetto da asciutto, ha insomma vinto il migliore. Più indulgenza di Alonso e Webber, semmai, meritano Vettel, Massa e Button, subito attardati dalla scelta di un assetto da bagnato evidentemente presa in accordo con i rispettivi team sulla base di previsioni meteo che davano per sicura la pioggia (decisione che personalmente approvo: era giusto che Red Bull, Ferrari e McLaren mandassero in gara un pilota che poteva vincere in caso di gara asciutta e uno in caso di gara da bagnato). Massa non ha brillato particolarmente, mettendoci troppo a superare vetture chiaramente più lente come la Mercedes di Rosberg e la Red Bull di Vettel in crisi coi freni, ma avrebbe comunque chiuso davanti al campione del mondo e leader iridato se non fosse stato bloccato all'ultimo pit stop da un problema al dado dell'anteriore sinistro (ma non avevano modificato il pezzo, a Maranello). Dunque, pur rivendicandone il comando, una volta tanto non me la sento di unirmi al plotone di esecuzione. Visto il vantaggio di cui gode in entrambe le classifiche, il secondo passo falso in fila della Red Bull non dovrebbe avere conseguenze su quello che ne sarà il verdetto finale. Non c'è però dubbio che Silverstone e Nurburgring hanno restituito appeal al campionato, perché è ormai evidente che i leader anglo-austriaci hanno dormito un po' sugli allori mentre, al contrario, Ferrari e McLaren hanno saputo sviluppare le rispettive vetture, portandole più o meno al livello delle RB7. Fa in particolare piacere, a noi italiani, l'aver avuto inequivocabile conferma che la vittoria della Ferrari in Inghilterra non era stata frutto della proibizione di usare i gas di scarico a fini aerodinamici: il ritorno alla situazione precedente non ha infatti rimesso le ali alle Red Bull, anche se è evidente che c'è stato chi - per motivi diversi, però - se n'è abbondantemente avvantaggiato. Mi riferisco al motore Mercedes della McLaren, che tenendo la farfalla sempre aperta elimina i problemi di surriscaldamento da cui è afflitto (ieri quattro propulsori tedeschi ai primi otto posti nonostante il ritiro di Button a causa di un guasto idraulico). Per cui adesso ci sarà da divertirsi e non mi sembra un azzardo prevedere che la striscia negativa della Red Bull possa allungarsi di almeno altri tre Gran Premi, visto che domenica prossima sul lento toboga di Budapest il favorito sarà ancora Hamilton mentre poi, dopo le obbligatorie vacanze di agosto (durante le quali sarebbe teoricamente proibito anche il lavoro di sviluppo), ad essere favorita sulle velocissime piste di Spa e di Monza sarà invece la Ferrari.