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Serve chiarezza Nessuna guerra e basta Tafazzi

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Nonche ci volesse una scienza occulta per percepire un malessere che aveva covato sotto la cenere per mesi dopo quell'esternazione dello «Zio Tom» al suo primo passaggio a Roma. Forse quel «Totti è un campione e sarà centrale al nostro progetto» aveva probabilmente alzato a dismisura le aspettative del leader dello spogliatoio giallorosso (come se già non fosse «centrale» un calciatore che ha altri tre anni di contratto da calciatore e già siglati ulteriori cinque da dirigente). Così, appena risolta la grana vendita con un closing ormai alle porte che chiuderà una stagione per certi versi da dimenticare, la «new Roma» targata americana si crea in casa un nuovo caso. Modello harakiri, con fragorose bottigliate sulle zone delicate, che farebbero invidia al più scatenato dei Tafazzi. Possibile che in questa città non si possa fare una cosa per bene, senza discutere, litigare e, soprattutto, senza dover scendere sempre a compromessi con qualcuno!? Possibile ma difficile da mettere in pratica, soprattutto quando in ballo c'è un potere occulto che sfugge al normale controllo ed entra nelle sfere del «tu mi dai questo e io ti faccio quello». Il botta e risposta (la botta c'è stata la risposta non ancora... ma arriverà. «Se parlo oggi lo sfonno...» sarebbe stato il tenore) a distanza tra Baldini, Totti e il suo entourage (o il contrario... fate voi, ma cambia poco), non fa bene a questa Roma partita già con molte cose da sistemare e che ha bisogno di tutto tranne che perder energie su chi conta di più o su chi deve giocare a fare il più «normale». Già, la parola chiave è «normalità»... pensa te! Ma tra «fenomeni» ci si intende e forse alla fine quello che serve, ora più che mai, è un chiarimento a quatt'occhi (ma che siano quattro davvero stavolta) che spazzi via ogni residuo attrito perché da qui ai prossimi mesi la Roma di grane ne dovrà affrontare parecchie. C'è una stagione alle porte, una squadra da forgiare, innesti da inserire e un mercato tutt'altro che finito da sistemare. Quindi niente «guerra fredda» please... e lasciamo a Tafazzi l'ingrato compito di darsi «legnate sui maroni». Abbiamo già dato!

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