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Lo scudetto 2006 resta all'Inter

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IlConsiglio Federale ha respinto la richiesta di revoca avanzata dalla Juventus, lo scudetto degli onesti resta colorato di nerazzurro, ma le tinte sono assai sbiadite. I fantasmi di Calciopoli accompagneranno la decisione maturata ieri in via Allegri, soprattutto dopo la relazione del procuratore federale Palazzi. Assente il Presidente della Lega Calcio Maurizio Beretta, assenti al momento della votazione, i due consiglieri della Serie A Lotito e Cellino, così come il Presidente della Lega di Serie B Andrea Abodi: un Consiglio acefalo, con i rappresentanti dei maggiori movimenti che scelgono di rinunciare al diritto di voto per quieto vivere. «Sono uscito dall'aula perché il consiglio federale avrebbe potuto decidere, e non ha deciso», ha affermato il numero uno della Lega di Serie B Andrea Abodi. Un solo voto contrario, quello dell'avvocato Dante Cudicio, rappresentante dell'Assoallenatori. «Le motivazioni che mi hanno portato a votare contro la delibera sono esclusivamente di natura giuridica» afferma uscendo dagli uffici di via Allegri. Il presidente federale è di tutt'altro avviso: decisione legittima. «La credibilità del sistema è data dal rispetto delle regole. E noi ci siamo attenuti al pieno rispetto delle norme vigenti». Il massimo esponente della Federcalcio ha poi ribadito la piena titolarità di Stefano Palazzi. «L'azione disciplinare è una peculiarità esclusiva del presidente federale». I cronisti incalzano, l'ammissione arriva: «Mi sarei auspicato da parte dell'Inter la rinuncia alla prescrizione - afferma ancora Abete - il Consiglio non è competente: non essendo esistito un atto amministrativo sull'assegnazione dello scudetto, non poteva esserci una revoca. E comunque, a prescindere dall'esistenza o meno di un atto amministrativo, la mia proposta sarebbe stata quella di non revocare lo scudetto». Non si è fatta attendere la reazione della Juventus. In una nota sul proprio sito, la società biancocera ha fatto sapere che «intende far valere in ogni sede competente le norme internazionalmente applicabili» e che proseguirà «nel doveroso accertamento dei fatti e nella ricerca della parità di trattamento».

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