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Buoni segnali per il futuro giallorosso

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Nesono garanti la serena bonomia dello Zio Tom, ma anche i segnali del via libera a Franco Baldini, provenienza Londra. Come di consueto, visto che viviamo in una splendida città, renitente alla vita tranquilla, malumori e dubbi persistono, nonostante ci si sia finalmente scrollati dalle spalle una lunga situazione di disagio. Certo, permane l'handicap dei ritardi, che però non possono assolutamente essere attribuiti alla nuova società: non sono stati gli americani a disseminare di ostacoli, trappole e imprevisti il cammino del passaggio di mano, oltre alle immancabili imposizioni della burocrazia. Thomas DiBenedetto non ha promesso mare e monti, ma ha assicurato che la nuova gestione è in grado di avviare un ciclo fondato sulla sostanza e sull'onestà di intenti. Quando sento ancora qualcuno lamentare che sotto il tendone di Trigoria non siano spuntati i megafoni per annunciare arrivi a sensazione, li vorrei rimandare a tempi ormai remoti, ma vivi nel ricordo dei tifosi giallorossi meno giovani. Allora, di fronte ad assemblee societarie rese tumultuose dallo scontento dei soci, l'annuncio dell'arrivo dal Brasile di un qualsiasi Pinco Pallino, trasformava i mugugni in irrefrenabile entusiasmo: e, per un'altra stagione, i vertici potevano consentirsi vita tranquilla anche di fronte a risultati invariabilmente modesti. Progetti solidi, dunque, confortati da un ritrovato spirito organizzativo, già testimoniato dall'ottima qualità della conferenza stampa allestita sotto la tensostruttura di Trigoria, grazie alla professionalità di Elena Turra e Daniele Lo Monaco. Ci ha messo la faccia anche Luis Enrique, delineando l'atteggiamento della sua Roma, una promessa di divertimento in attesa che il progetto conduca alle più attraenti delle realtà. Così come il tecnico ha chiarito che i suoi giocatori saranno romanisti, quale che sia la loro nazionalità, ora tutti devono rispondere all'appello con uguale slancio, mettendo in un angolo interessi e amicizie personali. Non deve essere ostacolata la libertà di scelta dei nuovi responsabili, la razionalità e i programmi non possono, e non devono, essere condizionati dagli affetti, per nobili che siano. Una pedalata in sintonia verso l'avvenire, un lavoro senza ombre, in attesa che l'organico accolga i nomi nuovi, quelli già portati a casa, quelli che ancora potrebbero arrivare.

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