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Una rondine non fa primavera Ma è un segnale

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Peròvederla volteggiare allegra nel cielo fa lo stesso un bell'effetto. Per cui, pur senza sopravvalutarlo, il risultato delle qualifiche di Silverstone va accolto con moderato entusiasmo dai tifosi della Ferrari. Sulla pista più temuta dopo quella di Barcellona, dove vennero doppiate, le F150 Italia sono incollate alle Red Bull e anni luce davanti a McLaren e Mercedes, il che può significare una cosa sola: il balzo avanti in termini di prestazioni c'è stato indipendentemente dall'abolizione della facoltà di usare i gas di scarico a fini aerodinamici che a detta di tutti metteva le ali alle vetture austriache. Altrimenti anche le altre scuderie si sarebbero avvicinate ai primi della classe, anziché finire ancora più lontane da loro. Dunque la Ferrari non impapocchiava le solite scuse quando attribuiva la scadente aerodinamica delle sue monoposto a problemi di taratura degli aggiornamenti apportati alla vecchia galleria del vento di Maranello. Le modifiche introdotte a Silverstone - studiate dopo aver riparato il malfunzionamento - hanno infatti dato ottimi risultati, dotando le F150 del carico mancante. Altrimenti Alonso e Massa non avrebbero potuto andare così forte su una pista tanto esigente da questo punto di vista come quella inglese, velocissima e ricca di curvoni d'appoggio, riuscendoci oltretutto in una giornata così fresca da non favorire certo il riscaldamento «esogeno» delle gomme, classico tallone d'Achille delle Ferrari. Con tutto il rispetto che merita un professionista serio ed appassionato come lui, va inoltre aggiunto che a questo rilancio non può essere estraneo l'allontanamento di Aldo Costa dalla direzione tecnica della Scuderia del Cavallino. Chi ha esperienza di gestione capirà meglio quel che voglio dire affermando che le aziende hanno talvolta bisogno, per invertire un trend negativo, di un «cambio di mano». «Cambiare mano» non significa necessariamente sostituire un dirigente con uno più bravo di lui. Può anche significare soltanto far sì che il modo di lavorare e di approcciare i problemi vengano inquadrati con un'ottica diversa. Questo è probabilmente avvenuto a Maranello con l'insediamento dell'ingegner Pat Fry - arrivato un anno fa dalla McLaren - al vertice della struttura che si occupa del telaio delle monoposto. Fry sembra aver trovato il modo di tappare brillantemente le falle in un tempo così breve da non poter essere frutto soltanto di know how tecnico: deve entrarci per forza anche uno snellimento dei processi interni che ha reso più agile ed efficiente l'intera struttura. Magari la corsa di oggi non sarà positiva come le qualifiche. Magari l'obbligo di usare almeno un treno di gomme della mescola più dura si rivelerà esiziale per le speranze ferrariste, così come accadde a Barcellona. Però non dovremo sopravvalutare un eventuale segnale negativo, così come non dobbiamo sopravvalutare quello positivo di ieri. Il punto chiave è che la Ferrari di Stefano Domenicali ha saputo imprimere una svolta al suo karma e questo non può non significare che il lungo digiuno sta per essere interrotto, Red Bull o non Red Bull. A piloti invertiti io non esiterei a puntare 10 euro sulle rosse fin da oggi.

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