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La resa di Federer

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Disarmato, incredulo, sconsolato e incapace di reagire. Così sua maestà Roger Federer ha abbandonato il Centre Court di Wimbledon, un tempo amato giardino di casa, oggi impietoso capolinea di un sogno dichiarato: conquistare per la settima volta lo Slam londinese eguagliando il record di «Pistol» Pete Sampras, altra leggenda vivente del tennis mondiale. Non ce l'ha fatta, Federer, e forse non ce la farà mai. Certo, con sei vittorie sull'erba di Wimbledon non può lamentarsi, ma le ultime due apparizioni all'All England Club segnano in modo crudele il passare del tempo: umiliato da Berdych lo scorso anno, rimontato e battuto dall'ex suddito Tsonga ieri pomeriggio (3-6, 6-7, 6-4, 6-4, 6-4). Sempre nei quarti di finale, sempre troppo presto per chi in bacheca ha 16 titoli Slam, record all-time. La sconfitta contro Tsonga, dominato in quattro dei cinque precedenti incroci, lascia tanti dubbi nella mente di Federer: come si può perdere pur avendo conquistato 10 punti più dell'avversario? E, soprattutto, come è possibile che Tsonga abbia concesso una sola palla break nonostante i 42 punti persi al servizio, mentre Federer ne abbia fronteggiate addirittura 9 pur cedendo soltanto 33 punti in battuta? Segnali preoccupanti di un declino inarrestabile benché fisiologico, ben fotografato da una rimonta «storica»: soltanto due tennisti – Hewitt nel 2003 e Nalbandian nel 2005 – erano riusciti a rimontare due set di svantaggio a Federer. Fuori Federer e svanite le semifinali da sogno tra i primi quattro giocatori al mondo, come accaduto soltanto tre volte nella storia del torneo (1927, 1993 e 1995), Wimbledon deve ancora fornire alcune attese risposte. Prima di tutto, riuscirà Novak Djokovic a scavalcare Rafa Nadal in testa alla classifica mondiale? Al serbo basterebbe battere il numero 19 Tsonga, mai così avanti negli Slam ad eccezione della finale raggiunta in Australia nel 2008. Ma certo Djokovic dovrà giocar meglio di quanto fatto ieri contro il 18enne Tomic (6-2 3-6 6-3 7-5) e, più in generale, nelle due settimane all'All England Club, anche perché contro il francese ha perso cinque volte su sette. Contro Fish, invece, Nadal sembra aver dimenticato l'infiammazione ai tendini peroneali, lasciando per strada un set ma chiudendo 6-3, 6-3, 5-7, 6-4 con autorità. L'attenzione della Gran Bretagna intera, però, è concentrata sull'idolo Andy Murray. Lo scozzese ha forse deluso mamma Judy demolendo la resistenza del bel «Deliciano» Lopez (6-3, 6-4, 6-4), ma infiammato le speranze del pubblico londinese, desideroso di veder trionfare un tennista indigeno 75 anni dopo Fred Perry. Domani per Murray c'è l'esame Nadal. La giornata di oggi è invece dedicata alle semifinali femminili. Si parte alle 14 (diretta Sky Sport) con il derby dell'Est tra Petra Kvitova e Victoria Azarenka, seguito dalla sfida tra la regina siberiana Maria Sharapova, prima favorita del torneo secondo i bookmakers, e l'emergente tedesca Sabine Lisicki.

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