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Fulmini e tuoni sui diritti tv

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Non è bastata un'intera giornata di negoziazioni per trovare l'accordo sui diritti tv. Le 15 società minori fanno muro, le big non mollano di un metro. Sul piatto della bilancia tanti soldi, che i club piccoli vorrebbero incamerare e che le grandi non vorrebbero perdere. Tutto rinviato di una settimana, con un accordo che prevederebbe entro il 2012 la modifica di una legge (Melandri-Gentiloni n.d.r.) della Repubblica Italiana deliberata dal Parlamento. Tale legge prevede attualmente una spartizione dei diritti tv per un 40% in parti uguali, 30% in base alla classifica, 30% per bacini d'utenza. E la diversa considerazione dei bacini d'utenza è il casus belli, il motivo del contendere, con parametri stravolti e l'inserimento della seconda squadra del cuore, già bocciata dal Governo e «congelata» da parte dell'Alta Corte su richiesta della stessa Lega calcio. La modifica della legge Melandri-Gentiloni prevederebbe la graduale eliminazione dei bacini d'utenza che, inizialmente dovrebbero avere una valenza del 21% sui diritti tv. Alla fine, la torta dovrebbe essere spartita per il 40% in parti uguali, e per il restante 60% secondo criteri meritocratici legati ai risultati ottenuti dalle squadre. "C'è un clima di tempesta, le piccole non hanno aperto alle grandi - ha dichiarato uscendo da via Rosellini il presidente della Juve Andrea Agnelli - non abbiamo trovato un accordo, ma è necessario trovarlo per l'intero mondo del calcio. Juve, Milan e Inter rimangono sulle loro posizioni, tra noi siamo vicini, ma le piccole hanno la maggioranza". Non meno deluso l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani. «Peggio di così non poteva andare - ha affermato il dirigente rossonero - non ci sono accordi. Ogni proposta viene bocciata, e non si sa quando sarà la prossima assemblea. Il problema insormontabile è quello della definizione del sostenitore, circa 200 milioni in ballo. C'è chi vede nell'Auditel l'unico criterio per questa definizione, ma l'Auditel è un'indagine di ascolto televisivo, non un sostenitore di calcio. Dobbiamo trovare un accordo - ha concluso Galliani - ci siamo appena separati dalla B, non si può fare la Lega della Lega». Di tutt'altro parere il presidente della Lazio Claudio Lotito che, al contrario di Galliani e Agnelli, valuta positivamente la giornata trascorsa in Lega. «Dopo questa riunione ritengo che i margini per un accordo siano più ampi». Dalle parti di via Rosellini si naviga a vista: al momento è stata sospesa la delibera per la fatturazione dei 200 milioni di euro, oggetto del contendere tra le 20 società di serie A. Il rischio commissariamento incombe sulla Lega.

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