L'amaro in fondo
Quattro, per una volta, è il numero magico. Quattro come le donne della famiglia Sensi che lasciano la Roma con il groppo in gola: ieri mattina negli uffici di via della Cava Aurelia, dopo 18 anni di gestione tra luci e ombre, si sono dimesse Rosella, la sorella Silvia, la mamma Maria e la zia Angela Nanni. Un addio inevitabile, rinviato di almeno tre anni rispetto alla logica che avrebbe consegnato la Roma a Soros per 283 milioni di euro nel 2008. Quattro sono anche i nuovi componenti del cda «cooptati» ieri: Paolo Fiorentino e Bernardo Mingrone indicati da Unicredit, Claudio Fenucci e Mauro Baldissoni dai nuovi proprietari americani. Che sono, ovviamente, quattro: il futuro presidente Thomas DiBenedetto e i suoi soci James Pallotta, Michael Ruane e Richard D'Amore, pronti a rilevare le quote del club insieme alla banca a metà luglio. Stavolta nulla potrà impedirlo. Le cariche saranno effettive da venerdì e il prossimo cda del 4 (rieccolo!) luglio trasferirà le deleghe ai nuovi consiglieri: Fiorentino dovrebbe diventare il presidente «ad interim» fino all'elezione di DiBenedetto, mentre Fenucci, che ieri ha rassegnato le dimissioni dal Lecce, potrà firmare i contratti. Il «closing» con gli americani è previsto intorno al 14, intanto ieri è stata convocata l'assemblea dei soci per il 29 luglio e il 1° agosto, destinata alla ratifica del passaggio di proprietà e l'elezione del cda definitivo: la banca ha già quattro (ancora!) membri e ne nominerà un altro, mentre gli americani hanno diritto a otto posti complessivi nel «board». Quattro, con la «P» davanti, è pure lo scandalo italiano del momento nel quale potrebbe essere coinvolto Pippo Marra, attuale consigliere della Roma. «Ma è una bolla di sapone» dice convinto Marra subito dopo il congedo dalle Sensi, «abbracciate» pubblicamente da Bruno Conti e Totti. Rosella lascia una società da ricostruire, sul campo e nel bilancio: la squadra ha l'età media più alta della serie A e l'esercizio sta per chiudersi con un rosso di 35 milioni dopo il -21,9 del precedente. Eppure sarà ancora lei oggi a rappresentare la Roma nell'assemblea di Lega dove ambisce alla polotrna di presidente. Motivo? Fenucci, destinato a curare i rapporti col Palazzo oltre ai conti del club, sarà in carica da venerdì. «Auguro ai nuovi proprietari grandi successi. Cosa farò? Per oggi la mamma - dice Rosella pronta a lavorare in tv - e se diventerò una giornalista giuro che non sarò invadente». L'addio è inevitabilmente amaro. «È un giorno malinconico per noi, a tutti è venuto in mente il ricordo di nostro padre Franco. Purtroppo durante la mia presidenza si è discusso molto, più me che la Roma. Il rammarico per lo stadio? Spero lo costruisca la nuova proprietà, magari in ricordo di mio padre. Noi avevamo un progetto interessante e innovativo». Ma rimasto su carta. La Sensi dice la sua anche sul futuro. È fredda su Baldini, il futuro dg che lasciò la società per colpa delle nuove «alleanze» di Rosella: «Conosce la Roma e aiuterà DiBenedetto. Ma non sottovaluterei Sabatini: l'ho sentito esprimersi senza giri di parole. E poi sono rimasti tutti miei collaboratori, quindi vuol dire che le mie scelte non erano sbagliate». A Boston non la pensano esattamente così.