Imprendibile Vettel
Quando Schumacher vide il piccolo Seb in una gara di kart, folgorato dal suo talento, gli pronosticò un grande avvenire. Il futuro è adesso per Vettel che sul circuito di Valencia ha festeggiato il compleanno con una settimana di anticipo. Indisturbato ha inanellato il suo 16° successo a nemmeno ventiquattro anni. Terribilmente determinato dietro a quel sorrisone che secondo i pubblicitari non è buono neppure per vendere la bibita che dà energia alla sua macchina. Ma lui è un predestinato, con 186 punti, ben 77 in più di Webber e Button, ovvero un mare di tre gare di margine, ha messo in cassaforte il secondo titolo mondiale (salvo cataclismi). Oggi però il cannibale tedesco deve dividere la copertina con il tenace Alonso, secondo. Questa pazza Ferrari che il venerdì vola e il sabato cammina, la domenica morde e sorprende per la competitività. Il tracciato cittadino la favorisce, è vero, ma sia con le gomme morbide sia con le medie, macinava gli stessi tempi delle Red Bull. E lo stile di guida dello spagnolo fa la differenza. Al 21° giro si è guadagnato la ola per il sorpasso deciso su Webber, terzo: gli prende la scia, finta a sinistra e entra a destra. Nelle soste la Ferrari gli fa perdere sette decimi e lui li recupera in pista, bravo e cinico nell'approfittare delle difficoltà dell'australiano della Red Bull con le temperature dei freni ( sulla griglia avevano fatto un spurgo, ma le criticità all'impianto non sono state risolte). La McLaren ancora una volta funziona a corrente alternata, segno che la sua aerodinamica si adatta benissimo solo ad alcuni tracciati e che è afflitta da cronici problemi con le Pirelli: due secondi più lenta dei primi con le mescole medie. Senza kers Button è arrivato sesto, mentre Hamilton, quarto, è partito maluccio, ha lottato e perso con le gomme e si è sentito dire di rallentare per la temperatura troppo alta delle posteriori. Quanto è triste vedere un pilota tanto combattivo non tentare neppure un assalto all'arma bianca, ma almeno per una volta si è tenuto lontano dai guai. Sono mancate anche le Mercedes: Rosberg, settimo, ha evitato l'onta del doppiaggio, Schumacher no. Anzi si è segnalato per la rottura dell'ala anteriore contro Petrov dopo la prima fermata. Gloria per l'altro spagnolo, Alguersuari, ottavo. Pronti via, Massa si infila lì davanti sorprendendo Alonso che però alla prima curva ritarda la frenata e si riporta dietro alle due auto blu, mentre il brasiliano conquista una posizione a scapito di Hamilton. Oltre al duello tra Alonso e Webber che si sono sopravanzati anche ai pit stop, l'ultimo ha premiato il ferrarista che ha fatto due giri in più con le morbide, la gara non ha riservato sorprese. Poco bella per lo spettacolo, molto intensa per il tasso tecnico: solo sette piloti a pieni giri, tutti gli altri doppiati a creare traffico in pista. Nonostante le temperature elevate e l'asfalto aggressivo con l'elettronica e i pneumatici, nessuno si è ritirato, nessuno ha avuto problemi di affidabilità. Un record: mai nella storia della F1 ventiquattro vetture al via hanno visto il traguardo. Poteva esserci un finale stile Canada(sul filo di lana superò Kobayashi) per Massa ,quinto. Poteva. Perché nella seconda sosta la pistola automatica non ha funzionato sulla posteriore sinistra facendo perdere otto secondi al verdeoro che non ha potuto attaccare Hamilton in crisi con le medie. Un team è vincente anche a motore fermo. Ecco perché la Red Bull è la migliore.