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Paoloni nega tutto ed esce

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CREMONAVa ai domiciliari l'ex portiere della Cremonese Marco Paoloni dopo 17 giorni di carcere. Ai domiciliari, però, «rigidi», nel senso che potrà vedere solo la moglie, la figlia e i suoi avvocati. Si capisce che il gip Guido Salvini, che l'ha fatto uscire dal carcere, non crede al suo racconto, quando Paoloni sostiene di non aver avuto nulla a che fare con quella brutta faccenda della somministrazione di Minias, un tranquillante, per «addormentare» i compagni prima di Cremonese-Paganese, lo scorso 14 novembre. Anzi, gli investigatori sospettano che nell'operazione l'attuale portiere del Benevento, possa non aver fatto tutto da solo, ma con dei complici. C'è un'intercettazione telefonica, poi, del 25 gennaio tra lo stesso Paoloni e il titolare di agenzie di scommesse Massimo Erodiani, secondo il gip dal tenore «inequivoco». «Paoloni - annota il giudice - mostra di essere seriamente preoccupato del fatto che si possa risalire a chi ha utilizzato la ricetta e si consulta con Erodiani per comprendere se l'indicazione su di essa del nome della moglie e il fatto che le analisi abbiano evidenziato il principio attivo, ma non il nome commerciale della sostanza ingerita dai giocatori della Cremonese, siano sufficienti a metterlo al riparo da una individuazione». Il gip non gli crede nemmeno quando il portiere parla di «ricatto» da parte di Erodiani e del medico Marco Pirani per via dei debiti che il giocatore aveva con loro a causa delle scommesse: il giudice parla di «complicità» con gli altri due. Il portiere, insomma, è scarcerato solo per «la considerazione che all'interno del sistema la detenzione in carcere, soprattutto di incensurati, e il suo prolungamento in questa fase devono essere considerate misure eccezionali». E Salvini lo manda non a Civitavecchia, città di cui è originaria la moglie, ma a Cremona, perchè cosi sarà più controllato per meglio preservare la «genuinità» della prova. All'inizio della settimana prossima ricominceranno gli interrogatori: in primis quelli di Erodiani e Pirani, considerati le «menti» dell'organizzazione.

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