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Una vera rivoluzione culturale

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Seserviva un segnale dopo l'apertura ai giovani fatta in prima persona dal nuovo ds giallorosso proprio nella sua prima uscita ufficiale, questo è arrivato dallo scudetto vinto dalla Primavera di Alberto De Rossi. Nei giorni in cui va tanto di moda il modello-Barcellona, con un tecnico che arriva proprio dal fulcro del meravigliso progetto catalano, avere una Primavera così è roba da leccarsi i baffi. Il problema, semmai, come giustamente sottolineato dallo stesso Sabatini, è il «dopo». La Roma nel corso della sua storia non ha sfornato soltanto fior di campioni (Totti e De Rossi per dirne due), ma anche tanti giocatori di ottimo livello, gente che però è dovuta andare a cercar fortuna altrove. Il passaggio chiave delle parole di Sabatini è proprio quello sulla ricerca dell'identità romanista: un giovane che cresce nella «cantera» giallorossa deve sognare di poter vestire un giorno la maglia vera della Roma e deve esser forgiato per aver quella «maglia» come massima aspirazione. Una sorta di rivoluzione culturale che smonta tutti i concetti legati al calcio-business, per lasciar spazio al fascino della tradizione, alla passione e alla voglia di trasformare un sogno in realtà. Una cosa che chi ha gestito finora la Roma forse non aveva capito, troppo impegnato(a) a far altro: e poi si sorprendono di non esser stati invitati alla prima ufficiale del nuovo corso... La domanda è d'obbligo: possibile che un presidente possa non sapere cosa accade in casa sua? Due i casi: o non c'era, o non stava facendo il presidente... fate voi!

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