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Ora Hamilton diventa un caso

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Lewis Hamilton

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È l'unico che quest'anno è riuscito a strappare un Gp (Cina) a Vettel, ma da allora Lewis Hamilton è diventato un caso. Guascone nelle esternazioni, pirata della strada in gara. Ha lasciato Montecarlo inseguito dai colleghi inviperiti e da Todt (Fia) pronto ad appiedarlo per aver detto che è vittima di razzismo. Alla fine ha chiesto scusa anche all'usciere. Redento? Macché. In Canada in meno di 8 giri e con partenza dietro la safety car è stato il vero protagonista. Due volte sotto investigazione in una manciata di giri: un genio, un record. Intelligente nel preparare la McLaren per il bagnato fin dal sabato, getta tutto al vento per un rigurgito di immaturità. Al primo giro utile manda Webber in testacoda e supera Button, poi tenta di sopravanzare Schumacher all'esterno, ma il tedesco è ancora il migliore nelle manovre al limite del legale e l'inglese finisce largo. Poi all'uscita dalla curva davanti ai box, sotto una pioggia copiosa, si infila tra muro, erba e Button. Ha la peggio: l'amico-collega che alla radio si dice stupito, in realtà lo ha visto benissimo e lo ha «gentilmente» accompagnato verso il muro. Con la sospensione posteriore rotta cerca di recuperare i box, ma il team lo ferma e parcheggia in curva provocando il secondo ingresso della safety car. Resta a bordo pista a lungo perché Ron Denis furioso gli vuole parlare. Dopo le urla, fa il bravo ragazzo, quasi: «Chiedo scusa a Webber e a Jenson al quale per fortuna non è successo niente. Ma ero più veloce, forse non mi ha visto». Salviamo il soldato Lewis: non si capisce mai dove vuole andare, fa vivere attimi di terrore a chi lo vede negli specchietti e costringe i commissari a lavoro extra, ma senza di lui tutto il resto è noia. Gia. Ori.

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