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Assurdo che la pioggia fermi la F1

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Cheagli automobilisti teoricamente più abili del globo venga risparmiata la guida sotto la pioggia è già ridicolo e inconcepibile in sé, ma se il problema, anziché loro, riguardasse le macchine, beh, visto che si tratta delle macchine più sofisticate e costose prodotte al mondo, saremmo oltre i limiti della decenza. La situazione è imbarazzante, e non solto per l'immagine di uno sport che, essendo stata edificata su di essi, di rischio e di ardimento dovrebbe nutrirsi. È imbarazzante soprattutto per chi tiene in piedi la baracca mettendoci i soldi, vale a dire televisioni e sponsor. Pensate quanta gente, ieri, avrà cambiato canale quando, dopo la micragna di 24 giri, la metà dei quali in fila indiana dietro alla Safety Car, hanno visto le macchine fermarsi sulla griglia di partenza e i piloti - escluso il mitico Kobayashi della Sauber, che essendo al momento secondo non ne voleva sapere di mollare la posizione - scendere per andarsi a rintanare al calduccio dei box. In quei momenti allucinanti, a me è irresistibilmente tornata in mente l'immagine di Ayrton Senna che nel 1985 coglie la sua prima vittoria in Portogallo, all'Estoril, sotto un autentico diluvio universale, doppiando tutti gli altri concorrenti (fra i quali Prost, Lauda, Mansell, Piquet, Rosberg, 12 titoli mondiali in cinque) tranne Alboreto con la Ferrari, comunque staccato di oltre un minuto. Una pagina leggendaria. Una pagina di quelle che, ormai lo sappiamo, non sarà più possibile scrivere. Ma come e perché si è arrivati a una situazione in cui, come abbiamo visto ieri, basta che la pista sia scivolosa a causa delle due gocce d'acqua cadute un'ora prima del via per cancellare la normale procedura e sottrarre al pubblico persino l'emozione della partenza da fermo, sostituita da un soporifero trenino lanciato dietro alla Safety Car? È vero che le monoposto di oggi sono delicatissime e nevrotiche, e che la loro tenuta di strada è ormai talmente dipendente dall'aerodinamica (in particolare dalla quantità e dalla velocità dell'aria che passa sotto di loro) da essere facilmente annullata da condizioni diverse da quelle ideali. Ed è vero che, da questo punto di vista, è assurda la regola che non permette di cambiare assetto fra il sabato e la domenica neppure se si passa dal sole alla pioggia, col risultato che le macchine sono troppo basse per evitare l'acquaplaining sebbene basterebbe permettere di alzarle qualche millimetro per evitare il problema. Ma il vero motivo della metamorfosi che ha sfigurato questo sport non è tecnico: è culturale. La nostra società ipocritamente iperprotettiva considera ormai politicamente scorretto tutto ciò che comporta veri rischi e ardimento incondizionato. Finché somiglia a un videogame, in cui il pericolo è virtuale e nessuno si mai veramente male, la F1 tollera le pruderies di noi guardoni. Ma quando i brividi potrebbero diventare veri.. zac! entra la Safety Car.

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