Straordinarie radici per ripartire
Consegnatoagli archivi un fine settimana memorabile per la storia recente della Roma. Per la squadra, ma anche per il popolo giallorosso, che comincia a rivedere il sole, dopo il buio prodotto da sussurri malevoli e ben retribuiti, da scetticismi difficilmente individuabili come gratuiti. Già le parole di Sabatini, a Trigoria, erano state miele per le orecchie di chi ancora non ritiene il cervello un optional. A partire dai riferimenti ai sogni dell'infanzia, stucchevole leit motiv che accompagna qualsiasi cambio di casacca di panchina o di scrivania. Da quando era partito Mourinho, nessuno come il nuovo diesse era stato capace di frantumare la muraglia di banalità e di ipocrisie che avviliscono il nostro calcio. Trigoria di colpo mondata dalle ragnatele e dallo sporco che avevano caratterizzato le ultime stagioni. Tutti presenti i restauratori, personaggi seri e affidabili, compreso quel giovane tecnico spagnolo che sembra deciso a regalare una nuova immagine della Roma. A patto che gli sia dato il tempo per un progetto a lungo termine, il solo idoneo per tornare ai livelli più ambiziosi, con pazienza e gradualità, garante la blindatura che i dirigenti assicureranno a Luis Enrique, tornato sereno nella sua Catalogna dopo due giorni di lavoro assiduo e produttivo. Ma questa parentesi ha anche regalato la più importante delle certezze per il tifoso, la rifondazione potrà ripartire dalle sue straordinarie radici. Prima le dichiarazioni d'amore per Francesco Totti, al centro del progetto di rilancio, chiaro come le parole di Sabatini avessero la convinta ispirazione dello stratega catalano. Poi l'incontro tra i nuovi responsabili del settore tecnico e Daniele De Rossi, che dovrebbe avere rimosso ogni residuo dubbio sulla sua presenza, fondamentale nel piano di rilancio. Una Roma che riparte da Roma, dai suoi figli prediletti, il miglior punto di partenza che si potesse auspicare, insieme con l'attenzione al settore giovanile secondo un indirizzo comune con la prima squadra. Un trio ai vertici, non sono necessarie altre voci, apprendisti stregoni ai margini, spazio alla professionalità.