Il Barça modello per l'Italia
Modelli,punti di riferimento. Duro sfuggire alla suggestione quando ancora sono vive, negli occhi, le immagini di Wembley e delle magie del Barcellona a irridere gli inglesi maestosi e muscolati. Sulla strada aperta da Guardiola e dalla sua pattuglia di Harry Potter sembra felicemente avviata anche la Nazionale italiana, alla quale Cesare Prandelli vorrebbe restituire un prestigio perduto, nel comune intento di accantonare il più in fretta possibile il ricordo dei quei mortificanti giorni sudafricani che avevano archiviato l'avventura di Marcello Lippi, prima fortunata e poi fallimentare. Sarà anche vero che l'Estonia, soggiogata dalla qualità dei rivali di turno, sia stata un po' troppo morbida negli atteggiamenti: ma era la stessa squadra capace di rifilare tre gol alla Serbia in campo avverso. Diciamo pure che, in questi ultimi anni, mai una formazione azzurra aveva riscosso l'unanimità di consensi che le sono stati tributati dal tifo e dalla critica per la serata di Modena, quella che ha probabilmente posto il timbro decisivo sul passaporto per il viaggio del prossimo anno nell'Est europeo. Modellini, più che modelli, onore al tecnico che ne ha esaltato le propensioni senza negarsi la manovra corale, da tempo sconosciuta alla Nazionale, come se fosse impossibile costruire felici schemi tattici. Tutto indica come Prandelli abbia privilegiato il suo ruolo di allenatore, e maestro di calcio, a quello del selezionatore il cui fine primario è quello di creare un gruppo senza preoccuparsi troppo dei riflessi sul campo. Operazione coraggiosa, a partire da dati anagrafici rivolti al futuro più che all'immediato, un po' come Fulvio Bernardini che, dopo il naufragio del mondiale tedesco del '74, aveva lanciato in azzurro i Rocca, i Roggi, gli Antognoni, i Bettega. Prandelli è confortato anche dai risultati, che aiutano la serenità del lavoro e garantiscono crescita qualitativa, gli impegni autunnali dovrebbero sancire l'ufficialità di una felice conclusione. Nel frattempo, una gita a Liegi per una svelenita amichevole contro il vecchio amico Trap, occasione per regalare ritagli di visibilità agli esclusi di venerdì. Avrebbe chiamato, il cittì, anche Daniele De Rossi, impossibilitato a presentarsi a causa di un piccolo intervento da tempo proghrammato. Ma l'attestazione di stima è anche una bella risposta a quanti si erano affidati alle falsità palesi per infangare una bandiera della Roma.