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Daniele Palizzotto Parigi ha una nuova regina.

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Duralegge del contrappasso: esattamente 365 giorni fa la Schiavone riscriveva la storia del tennis italiano, prima azzurra sul trono del Roland Garros, mentre oggi è la Cina intera a esultare per il primo trionfo Slam. Una delusione forte per la Schiavone, che tanto credeva nel bis parigino e tanto aveva lavorato negli ultimi mesi. Una delusione impossibile da mascherare nonostante la grande sportività dell'azzurra. «Voglio fare i complimenti alla Li. È migliorata molto, ha giocato benissimo e meritato di vincere. Qualcuno, del resto, deve perdere: sono comunque felice di esser tornata in finale». Ma cosa è andato storto? Cosa non ha funzionato contro un'avversaria battuta lo scorso anno al terzo turno, giocando in modo divino? Sicuramente ieri pomeriggio sul Philippe Chatrier mancava il sole, tanto amato dalla Schiavone «perché rende il campo e le palline ancora più veloci». E per una volta non c'era neppure il vento, così utile nella semifinale con la Bartoli, «perché fa volare veloce il top-spin e spinge l'avversaria lontano, fin quasi sui teloni». Ma a mancare, almeno nel primo set, è stato soprattutto il fantastico gioco della Schiavone, troppo passiva, distante dal campo, incapace di prendere in mano l'iniziativa e comandare gli scambi, mentre Li Na rimaneva ben salda sulla linea di fondo e continuava a tirare colpi vincenti (alla fine 35 contro i 19 dell'azzurra). «Non riuscivo a muoverla come volevo - spiega arrabbiata l'azzurra - né in avanti né lateralmente». Inutili gli incoraggiamenti di coach Barazzutti («Lascia andare il braccio, comanda il gioco»), completamente vani i tentativi di ribellarsi allo strapotere cinese. Perso il servizio sul 2-2 con una brutta volèe e un errore di diritto, il primo set vola via veloce in 40 minuti, con la Schiavone inerme nei game di risposta (soltanto cinque punti raccolti). «Lei corre bene - confessa l'azzurra - spinge con il rovescio e poi entra con il diritto, non è facile contrastarla». Per l'attesa scossa, la Schiavone ha bisogno di perdere ancora il servizio in avvio di secondo set: un errore di rovescio, due brutti diritti e match virtualmente compromesso. «Ho provato a fare qualcosa di più - racconta la milanese - entrare nel campo, metterle pressione, meritare un'opportunità». E l'opportunità arriva subito, nel secondo game, ma la Li la cancella con un ace centrale. Poi la sofferenza, due delicatissime palle break annullate dalla Schiavone con fortuna (diritto in rete della cinese) e bravura (servizio vincente), e infine l'attesa svolta: fallite le occasioni di scappare 4-1 e 5-2, la Li trema, regala il 4-4 e assiste impotente alla fuga dell'azzurra, avanti 5-4 e soprattutto 6-5, a due soli punti dal terzo set. Sul 40-40, però, proprio mentre la Schiavone sembra aver ritrovato le accelerazioni con il diritto, le variazioni temute dalla cinese e i micidiali attacchi in controtempo, ecco sopraggiungere l'episodio sfortunato: il rovescio dal centro della Li atterra in corridoio, il giudice di linea chiama l'out, l'azzurra mostra il segno della palla. È set point, anzi no. L'arbitro Louise Engzell scende dalla sedia e gela la milanese: la palla ha scheggiato la linea, punto alla Li. «Quella palla era fuori», ripete la Schiavone in campo, e poi ancora a fine match. Un'impressione confermata dalle immagini della televisione francese, munita dell'impietoso occhio di falco (utilizzato solo nei tornei su cemento). «Mi dispiace - mastica amaro la milanese - quel punto non ha deciso la partita, ma è stato un bell'errore: al terzo set avrei vinto». Purtroppo, invece, le speranze della Schiavone muoiono con la discussa decisione arbitrale. Spinta da 50 milioni di connazionali incollati alla tv, Li Na domina 7-0 il tie-break, vincendo addirittura la sfida a rete con l'azzurra, che da domani scenderà dal 5° al 7° posto della classifica Atp. «Era la mia occasione - sorride con la solita moderazione la cinese - sono felicissima». «E io spero possa godersi questo momento fantastico - replica la Schiavone - certo avrei preferito vincere, ma ora capisco quanto sia importante l'impresa dello scorso anno». Grazie lo stesso, Francesca Schiavone.

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