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Voglio vincere subito

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Peruno cresciuto nella Juventina, piccola società di Lecce con evidenti richiami al bianconero, e che ha indossato in carriera solo le maglie della città natale e della società sempre amata, diventare la guida della Signora deve essere poco meno di un sogno. L'obiettivo è solo uno: tornare a vincere, come aveva saputo fare quella in cui ha giocato lui per tredici stagioni e 419 partite, portando a casa cinque scudetti, una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e 2 Supercoppe italiane. E 44 gol: fossero stati 45, probabilmente la Juve avrebbe vinto un'altra Champions League visto che nei supplementari della finale 2003, contro il Milan, un suo colpo di testa era finito sulla traversa. «Sono tornato a casa, dopo sette anni - sono le sue prime parole -. Era il mio sogno e per questo ringrazio chi mi ha voluto qui». Sorriso di circostanza, divisa sociale subito indossata con naturalezza e via con i messaggi da recapitare a milioni di juventini che non ne possono più di guardare gli altri vincere: «Chi ha tempo non aspetti tempo. Sappiamo tutti quale sia il posto che spetta alla Juve nel panorama calcistico. Qui ci sono i presupposti per fare grandi cose. Non vado allo sbaraglio: c'è un progetto per costruire qualcosa di importante e, se non avessi avuto determinate garanzie, non avrei accettato pur con tutto l'amore che provo per la Juve. Partiamo da una buona base, anche se l'ultimo campionato non è stato felicissimo: c'è da aggiustare, non da rifare tutto. Pirlo e Marchisio? Felicissimo di averli». Marotta annuisce mentre Agnelli, primo sponsor del nuovo tecnico, aveva già detto che «vogliamo vincere e Conte rappresenta il primo tassello della nuova Juve». «Questa panchina me la sono guadagnata e sudata - ha proseguito il neo allenatore -. Non ero la prima scelta? Non è importante come si parte, ma come si arriva e alla fine è quello che conta. E' vero anche che tutti gli ultimi allenatori della Juve si sono bruciati in fretta, ma io sono abituato a guardare al futuro e sono orgoglioso che la società abbia pensato a me per ripartire. Gli scettici pensano che abbia poca esperienza per stare a questo livello? Il tempo è galantuomo: chi lavora, alla fine, ha sempre ragione». Tanto per capire il tipo, ha chiamato sua figlia Vittoria e in questi anni ha continuato a ragionare da juventino.

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