Se importante era partire col piede giusto...
Daquel 15 aprile, data dell'ufficializzazione dell'accordo per la cessione della Roma e la certezza dell'arrivo dei nuovi proprietari americani, sono passati quarantacinque giorni. Necessari per tutti i passaggi burocratici che una pratica così complessa pretende, inevitabili per gli ok di Consob, Antitrust e tutto il resto, ma decisamente troppi per il futuro della Roma. In questo mese e mezzo per la squadra, quella che dovrà scendere in campo nella prossima stagione, non si è fatto granché: per non dire nulla. O meglio non si è potuto fare molto visto che tutte le operazioni sono state, per forza di cose, condotte sottotraccia, quasi di nascosto visti i ruoli «aleatori», le poltrone vaganti e gli incarichi non ancora affidati ufficialmente al «nuovo che avanza». Possibile non si potesse sapere prima tutto questo? La sensazione è che in questo momento di grande attività, dove fervono incontri e «scontri» per il futuro assetto societario ai massimi livelli, si stia rischiando di andare un po' in confusione e di perdere il filo conduttore di tutta la vicenda: la chiarezza. Insomma, se l'importante dopo gli ultimi anni di declino era partire con il piede giusto, questi primi quarantacinque giorni non sono stati proprio il massimo. Ai «nuovi» l'attenuante di una nomenklatura ostile che resta incollata alla poltrona, che ha provato a mettere i bastoni tra le ruote in tutti i modi, senza sintomi di rassegnazione. Ma ora basta, serve una svolta per iniziare a mettere la mani per davvero sulla Roma: ne va del suo futuro, altrimenti rischia di essere troppi tardi. Sperando che già non lo sia...