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Roma aspettami

Luis Enrique

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Occhiali scuri, penna in mano e l'attitudine a urlare un ordine dietro l'altro. Luis Enrique e fatto così: un sergente di ferro dal grido facile in mezzo al campo, un tipo «muy cerrado» (molto chiuso) fuori. Non parla mai prima delle partite del Barça B, dopo dice soltanto il minimo insindacabile. Ma per sentire la sua voce a decibel elevati basta intrufolarsi anche solo per dieci minuti alla Ciutat Esportiva Joan Gamper, la fabbrica dei sogni, delle meraviglie e del bel gioco blaugrana piazzata a Sant Joan Despí, una cittadina come tante all'estrema periferia sud-ovest di Barcellona. Campo numero 7, ore 10 del mattino, il Barça B al lavoro: corsa, tantissima tattica, discorsetto di gruppo in mezzo al campo e una partitella fermata ogni 30 secondi dai rimproveri e dalle urla di quello che dovrebbe essere il primo allenatore della Roma made in Usa. Un'ora e mezzo di allenamento, poi il rompete le righe per la squadra e una riunione tecnica fiume (con visione approfondita di una caterva di dvd) per Luis Enrique e il suo staff. Tre ore dopo, la trasformazione: da vociante urlatore di prima categoria in mezzo al campo a muto fuori. «Parlerò domenica dopo la gara con il Salamanca». Punto e basta. Luis Enrique sale sulla sua Range Rover grigia, dove fanno bella mostra un paio di adesivi «Asturias: paraiso natural», e torna a casa. Parole pochissime, fatti (sul campo) tanti. Come spiega il suo secondo, decisamente piu ciarliero, Joan Barbarà, ex giocatore di Sabadell e Salamanca (compagno dell'ex romanista Marco Lanna) ribattezzato negli anni d'oro «il Laudrup di Salamanca». «Luis e bravissimo: è sacrosanto che uno come lui abbia tante offerte. Ha detto pubblicamente che non rimarrà un altro anno ad allenare al Barça B. Noi dello staff non sappiamo nulla, stiamo solo aspettando di capire dove andrà e poi si vedrà. Prima si diceva dell'Atletico Madrid, poi della Real Sociedad e ora si parla moltissimo della Roma: posso solo ripetere che Luis Enrique merita tutto questo. Domani, contro il Salamanca, sarà la sua ultima partita nel Miniestadi (la casa del Barça B di fronte al Camp Nou, ndc) e sono sicuro che verrà tanta gente a salutarlo. Il suo lavoro e stato preziosissimo: una promozione dalla Segunda B alla Segunda A e il quarto posto attuale». Tutti frutti raccolti con quel 4-3-3 «religione» di stato blaugrana. «Sì - continua Barbarà – tutte le formazioni del Barça giocano con lo stesso modulo. Ognuno può studiare delle varianti, ma la base di partenza e uguale per tutti. Luis, poi, e un tecnico che lavora molto sul lato tattico». 4-3-3, voglia di imporre sempre un certo tipo di gioco e una precisa caratteristica tattica: quello che volevano Baldini e Sabatini. Il secondo volerà da Luis Enrique tra lunedì e martedì. È tutto pronto, contratto compreso.

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