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Brivido a Montecarlo

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Paroladi Alonso che, dopo il grande spavento per l'incidente di Perez nelle qualifiche del GP di Montecarlo, ha ribadito: «È facile dire che siamo scarsi seduti nel salotto di casa. La Formula 1 è uno sport pericoloso». Per Jenson Button nemmeno il camera-car rende l'idea dei rischi che si prendono tra muretti e striminzite vie di fuga sebbene la velocità sia la più bassa del Mondiale. Non l'errore, ma la sbavatura si paga a caro prezzo. Montecarlo, scenario unico di imprese epiche e drammatiche, è una pista che ha subito poche modifiche, un po' fuori dal tempo se paragonata a circuiti ultramoderni come Bahrein o Malesia. Una «signora» vecchio stampo nata nel 1929, dal fascino intatto per la capacità di evidenziare l'abilità dei corridori (il numero di cambi di marcia è superiore a tutte le altre corse) e dalla mancanza di sicurezza connaturata nonostante l'imponente macchina organizzativa considerato che si corre tra mare, grattaceli e piscine. Fin da giovedì era palpabile il nervosismo dei piloti: l'asfalto rifatto in alcuni punti e soprattutto la sconnessione all'uscita del tunnel, già punto critico per l'improvviso cambio di luce, aveva suscitato molte proteste. Ieri a 2'26'' dalla fine delle qualifiche, la grande paura con corollario di polemiche. Viene esposta la bandiera rossa per il violentissimo schianto di Sergio Perez, ventunenne guida della Sauber (scuola Ferrari). Il promettente messicano, rientrato nei top ten per la prima volta, rimane largo nella chicane all'uscita dal tunnel. Un metro più in là rispetto a tutti gli altri, un metro fatale: il dosso contestato lo spedisce prima contro il guardrail scalzando la ruota destra poi d'inerzia a 290 km/h contro le stesse barriere in gomma che al mattino avevano accolto Nico Rosberg vittima di un incidente analogo sempre alla curva 10. Perez si porta le mani al casco per proteggersi, servirà la fiamma ossidrica per estrarlo dall'abitacolo di una scocca che ha retto l'urto. Nel paddock cala il gelo fino alle «buone» notizie: solo trauma cranico e contusione alla coscia. E lui oggi vuole esserci, insisterà con la Sauber due volte sotto choc: oggi e nel 1994 con l'incidente fotocopia all'allora suo pilota Wendlinger. L'austriaco impattò con il casco contro il guard rail, un mese in coma e il risveglio, ma carriera e talento morirono a Montecarlo (ripiegò sulle Gran Turismo). Più indietro nel tempo, storico il volo di Ascari in mare nel 1955, senza conseguenze, e mortale l'incidente di Lorenzo Baldini nel 1967. Allora avanti tutta sulla sicurezza.

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