Tasche del calcio sempre bucate
Èil quadro che emerge dallo studio condotto dalla società di consulenza Deloitte sui bilanci dei club della serie A: i ricavi a livello complessivo crescono del 3.6% raggiungendo gli 1.736 miliardi di euro, ma la perdita netta peggiora del 51% superando i 250 milioni di euro. Lo studio evidenzia «che il 52% del fatturato è conseguito mediante la cessione dei diritti Tv a livello nazionale. Negli ultimi 10 anni il fatturato della Serie A, al netto delle plusvalenze, è cresciuto del 51%, passando da 1.151 milioni nella stagione 2000/2001 a 1.736 milioni nell'ultima stagione». La perdita della gestione ordinaria passa da 93 milioni nella stagione 2008/2009 a 196 milioni, principalmente a causa della crescita dei costi del personale e degli ammortamenti dei diritti alle prestazioni dei giocatori. In particolare i costi dei tesserati e gli ammortamenti dei calciatori raggiungono l'80% del valore della produzione. Sul fronte dell'indebitamento, il dato peggiora di 81 milioni raggiungendo i 611 milioni. «Dalle nostre analisi emerge uno squilibrio dei costi della gestione corrente, che risultano strutturalmente superiori al valore della produzione - spiega Riccardo Raffo, partner Deloitte - Nonostante un fatturato in crescita, l'apporto dei capitali da parte dei proprietari delle società risulta ricoprire ancora un ruolo determinante per la sostenibilità del business». Secondo Dario Righetti, partner e responsabile per il Consumer Business, «i ricavi record registrati dalle principali leghe calcistiche europee dimostrano la buona capacità del settore di resistere alle turbolenze economiche internazionali», ma «molti sono ancora i punti aperti da affrontare da parte delle società: il miglioramento del rapporto costo tesserati/ricavi e l'avvio di strategie e azioni per poter rientrare nei nuovi restrittivi parametri dettati dal FairPlay finanziario».