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La Lazio tifa Milan

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Hernanes

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E adesso forza Milan. Nella stagione della soddisfazione per essere tornati in Europa League dopo solo un anno di assenza e dei rimpianti per la Champions che potrebbe essere sfuggita sul filo di lana, la Lazio ha il dovere di puntare ancora al quarto posto. Serve un miracolo, ma la banda di Reja deve crederci perché nel 2000 arrivò uno scudetto impossibile con la pioggia di Perugia e l'harakiri della Juventus. Stavolta bisogna vincere a Lecce contro una squadra già sazia per aver certificato la salvezza e aspettare buone notizie dal Friuli dove l'Udinese dovrebbe perdere in casa contro il Milan. Certo, se i campioni d'Italia mostrassero un po' d'orgoglio e giocassero una partita vera da Udine potrebbe uscire qualsiasi risultato ma anche i rossoneri sono satolli dopo i festeggiamenti per il diciottesimo scudetto. E allora? Sperare non costa nulla e quindi a Lecce bisogna andare per conquistare i tre punti senza perdere d'occhio un obiettivo secondario, quello di finire il campionato al quinto posto evitando i preliminari di Europa League in programma il 28 luglio (ritorno il 5 agosto). E si sa che partire dieci giorni prima delle altre formazioni può creare problemi alla preparazione, quindi sarebbe comunque importante almeno pareggiare a Lecce qualora arrivassero brutte notizie dal Friuli. Inoltre un altro piccolo consolatorio traguardo che potrebbe arrivare dalla trasferta nel Salento è la supremazia cittadina che manca dalla stagione 2002-2003 quando i biancocelesti chiusero al quarto posto e i cugini solo ottavi. E con la probabile (quasi certa) vittoria della Roma all'Olimpico contro la Sampdoria distrutta dalla retrocessione, è necessario almeno un punto in Puglia. La Lazio deve mantenere alta la concentrazione per altri novanta minuti senza ripensare alle tante occasioni buttate al vento. Tanti i disastri arbitrali sotto forma di squalifiche esemplari, espulsioni affrettate e rigori negati oppure assegnati con troppa magnanimità agli avversari, ma non bastano a spiegare un suicidio collettivo materializzatosi nel trittico Inter-Juve-Udinese. Tre sconfitte inattese arrivate dopo sfide equilibrate e decise da episodi negativi. Poca personalità e troppo nervosismo, ecco il cocktail letale che ha steso la Lazio condannandola a un inseguimento finale che potrebbe anche non regalare il quarto posto a lungo agognato per gli oltre venti milioni che porta nelle casse sociali. Inutile ricordare la traversa di Kozak a San Siro, oppure il palo sempre dell'attaccante ceko al Friuli quando la partita poteva essere ripresa. Sfortuna certo ma anche errori madornali nella gestione delle singole sfide quando una squadra costruita per difendersi bene, si è lasciata prendere dall'orgasmo di chiudere il conto già a cinque giornate dalla fine senza sapersi accontentare di pareggi che adesso sarebbero stati preziosi. Intanto per la classifica biancoceleste e poi perché avrebbero costretto l'Udinese a non potersi accontentare del pareggio contro il Milan. Ma sono calcoli cervellotici, la Lazio si aggrappa a Ibrahimovic & Co. ma i rapporti non proprio idilliaci tra Lotito e Galliani non fanno supporre un impegno spopositato di una squadra che ha già conquistato il traguardo più ambito. Da società amiche fino a cinque mesi fa a guerra cosmica per i diritti tv in Lega il passo è stato breve ma potrebbe avere un peso nell'ultima giornata di campionato. Insomma sperare è giusto, illudersi meno perché nelle ultime giornate del campionato, e a volte anche la Lazio si è giovata di questo principio sbagliato, prevalgono non i valori ma le motivazioni.

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