Milan è qui la festa
Felicità è un giro per una Milano tutta addobbata di rossonero, uno striscione sorretto da Cassano che tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia suggerisce «Gattuso sindaco» e l'abbraccio di San Siro, diventato per una sera la meta del pellegrinaggio di ringraziamento del popolo milanista. Il sabato delle celebrazioni, dei festeggiamenti, delle parate e della vendetta tricolore, la numero 18, del Milan ai cinque anni di fila di scudetti interisti è andato in onda come da copione. Organizzazione certosina, puntualità svizzera, tabella di marcia rispettata e orari seguiti per filo e per segno. Tricolori, sfottò, striscioni, canti, salti e balli alla Michael Jackson di Boateng. Più che una semplice festa un vero e proprio afterhour, iniziato nel pomeriggio, proseguito in prima serata con la gentile partecipazione del Cagliari e terminato nella notte con la consegna della coppa e gli ultimi frizzi e lazzi di una lunga sbornia di felicità. Il via alle danze di gioia è arrivato alle 17: appuntamento all'NH Milano Touring Hotel di via Tarchetti, a due passi dalla sede di via Turati, imbarco del Milan al gran completo, con qualche immancabile «imbucato» incluso, sul pullman scoperto e via alla circumnavigazione delle vie del centro. Andatura a passo d'uomo, processione di tifosi ai lati, una fotoricordo dietro l'altra, l'arrivo in una piazza Duomo gremita da 50mila persone festanti e via al festival degli striscioni con la consueta appendice canora. C'è la frecciata ai cugini interisti («18 tutti sul campo»), la proposta di un Gattuso a Palazzo Marino, un pensierino di qualche ammiratore per Barbara Berlusconi che forse avrà strappato un sorrisino anche a Pato («Barbara ci siamo anche noi»), Allegri in maniche di camicia che osserva tutto, Ibra che se la ride di gusto, Pirlo emozionato perché il domani è ancora un grosso punto interrogativo e anche un Cassano scatenato. Purtroppo, c'è anche un coraccio di pessimo gusto, proveniente da qualcuno in platea, per Eto'o. La squadra, però, pensa solo a festeggiare e non nomina mai la parola Inter. Il trasbordo dal pullman scoperto a quello coperto ha dato il via alla seconda fase della festa. Da piazza Duomo a San Siro, preso d'assalto con netto anticipo dalle avanguardie del popolo festante. Lo spettacolo può andare avanti: giro di campo papà calciatori-figli, l'attesa apparizione di Silvio Berlusconi, sfoggio delle divise per l'anno prossimo e un enorme «Campioni senza intercettazioni» issato in curva. Il Milan-Cagliari ordinato dal calendario, in un simile contesto, è diventato solo un piacevole passatempo, con Ibra in tribuna (problema alla caviglia) e Pirlo, forse all'ultima recita rossonera a San Siro, relegato inizialmente in panchina. La noiosa atmosfera melassata dei primi venti minuti, per fortuna, è evaporata in un quarto d'ora scarso, dal 22' al 35': slalom con stangata da manuale di Robinho, rocambolesco colpo di testa vincente di Gattuso e diagonale facile facile del tarantolato Robinho (assistito da Pato). Morale della favola: altre tre ciliegine aggiunte sulla torta dei festeggiati. Qualche briciola, grazie al trottolino Cossu, è riuscita a guadagnarsela pure il Cagliari. La ripresa, visto l'andazzo, si è trasformata in una passerella per la vecchia guardia rossonera. Un tempo intero per salutare (se davvero sarà così) Pirlo, un gol per l'intramontabile Seedorf e una decina di minuti per omaggiare il rientrante Inzaghi. Tante piccole feste nella grande festa del Milan.