Lazio, salto in Europa

Ora tutti a gufare Udinese e Roma. La Lazio fa il suo contro un Genoa che resiste solo un tempo poi si arrende alle motivazioni biancocelesti. Quattro gol, una buona ripresa, il ritorno al gol di Rocchi dopo nove mesi, la doppietta di Hernanes sempre più cannoniere di una squadra senza bomber, le giocate di qualità di uno Zarate ritrovato: alla fine i trentamila spettatori che hanno voluto salutare la banda del fischiatissimo Reja possono essere soddisfatti. L'aquila Olympia ha fatto il massimo con 42 punti casalinghi nel cassetto. Se sarà Europa, gran parte del merito va al portafortuna che anche stavolta ha eseguito il suo show alla perfezione. La Lazio torna quarta per una notte e aspetta un regalone dal campionato dopo gli sperperi dell'ultimo mese. Impossibile forse, anche se ieri era il 14 maggio, il giorno della pioggia di Perugia quando i biancocelesti vinsero il secondo scudetto (anno 2000) con un miracolo negli ulltimi novanta minuti, poi diventati 180. Ecco, serve un ribaltone che avrebbe il sapore di un giusto risarcimento per quanto fatto in questa stagione ma nel calcio non sempre succede e allora la vittoria avvicina perlomeno l'obiettivo Europa League. Per il resto, c'è bisogno del Dio del calcio che per una volta si metta al collo la sciarpetta biancoceleste.La partita è durata un tempo poi gli ospiti hanno lasciato spazio alla Lazio, appagati da un derby da favola. Dopo pochi minuti il vantaggio di Biava bravo a svettare su un angolo di Ledesma. Il pareggio del Genoa è arrivato quasi subito con Palacio ma Boselli devia il pallone in netto fuorigioco. Tant'è, con gli arbitri è davvero una stagione sfortunata. Il primo tempo sarà ricordato anche per i cori contro Ballardini, Reja e Lotito e un invito alla società a far tornare Simeone, ora tecnico del Catania. Non bastano 63 punti a una giornata dal termine, il colosseo biancoceleste ha riverso il pollice verso il basso nei riguardi dell'uomo di Gorizia, mai amato da queste parti. La ripresa è filata via liscia con Ledesma capace di sfornare altri due assist al bacio nel giro di quattro minuti: prima Rocchi ha bruciato Dainelli e infilato Eduardo, poi Hernanes ha siglato con uno stacco imperioso di testa il 3-1 che di fattto ha chiuso i giochi. Lo stesso brasiliano ha realizzato di sinistro al volo dopo un'insistita azione di Zarate il suo undicesimo gol stagionale eguagliando il record stabilito da Nedved tredici anni fa. Nel finale il 4-2 di Floro Flores è servito solo all'attaccante genoano per finire sul tabellino. Il «grifone» aveva staccato la spina sul gol di Boselli che potrebbe condannare l'odiata Samp alla retrocessione. Finisce col solito giro di campo della squadra e di Reja che però non va sotto la Nord, se ne resta vicino alla porta ed evita di prendere altri fischi. Valli a capire i laziali: si può anche non amare questo tecnico che ha conquistato una salvezza quasi impossibile e conquistato 63 punti in questa stagione, forse è anche giusto sperare di abbracciare un nuovo allenatore, ma i fischi sono esagerati. Reja ha fatto il massimo e se, come ormai sembra quasi certo, la Champions sfuggirà, le colpe non sono soltanto sue.