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Sharapova, Roma ai miei piedi

Maria Sharapova

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Maria è felice. Dodici mesi dopo l'ultimo successo, ottenuto tra l'altro in un torneo minore come Strasburgo, la bella e antipatica Sharapova potrebbe oggi tornare ad alzare un trofeo sul campo Centrale del Foro Italico. Ciò che più rallegra la siberiana, sorridente e più che mai disposta a firmare autografi e concedersi al pubblico romano, è però l'andamento della semifinale vinta 7-5 6-3 contro la numero uno mondiale Caroline Wozniacki. Da tanto, troppo tempo Maria non batteva una giocatrice di vertice. Da tanto, troppo tempo non otteneva una vittoria importante. Ieri l'ha fatto con autorità e tanti colpi vincenti (36 alla fine), proprio come ai vecchi tempi. «Sì, è vero – ha ammesso la Sharapova – forse è il miglior risultato della mia carriera sulla terra battuta». A Roma Maria ha giocato poco, soltanto tre volte, ma sempre bene. Mai, però, era andata oltre le semifinali, fermata dal talento della mancina Patty Schnyder nel 2005 e dalla sfortuna tre anni fa, quando fu costretta al ritiro per un problema muscolare al polpaccio. «Stavolta sto bene fisicamente – ha spiegato la Sharapova – e ho giocato alla grande contro un'avversaria davvero forte: per questo sono felice». Forte, la Wozniacki lo è davvero, benché spesso troppo passiva nel gioco. In difesa la danese è un muro, ma contro le accelerazioni della ritrovata Maria – così come avvenuto di recente contro la freschezza e la forza della tedesca Goerges, che l'ha battuta due volte nell'ultimo mese – nulla ha potuto. «Ho fatto 36 vincenti? Bene, sto giocando alla grande – ha sorriso Maria – magari posso migliorare con la seconda di servizio (con cui ha ottenuto soltanto il 33 per cento dei punti, ndr), ma sulla terra è normale ci siano tanti break». Oggi in finale la Sharapova troverà Samantha Stosur, protagonista nel mezzogiorno di fuoco contro Li Na, fermatasi a un passo dal sogno italiano (mai una cinese ha conquistato gli Internazionali). «Contro Maria non ho mai vinto – ha spiegato l'australiana alla caccia del terzo e più importante titolo della carriera, dopo quelli di Osaka e Charleston – ma sono contenta di essere in finale: Roma è un torneo prestigioso». A guardare i precedenti, la Stosur non ha speranze: in sette incontri l'australiana ha raccolto la miseria di due set. «Ma non ci siamo mai affrontare sulla terra rossa – ha osservato la siberiana – una superficie a lei favorevole. E poi Sam sta giocando davvero bene». Pretattica? Forse. Sicuramente il pubblico romano sarà ancora una volta dalla parte di Maria.

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