Roma ora o mai più
Centottanta minuti per giocarsi tutto. Il presente in questa stagione anomala che la Roma può ancora provare a salvare con un quarto posto che non dipende però solo da lei. E il futuro, perché le ultime due gare, con una nuova proprietà alle porte e un cambio epocale in vista, incideranno molto su quello che succederà a Trigoria dopo il 22 maggio. Anche perché non vincere oggi, o comunque finire dietro la Lazio, qualora il Palermo dovesse vincere la coppa Italia (finale all'Olimpico il 29 maggio contro l'Inter), costringerebbe i giallorossi a giocare un turno preliminare di Europa League a fine luglio: un disastro per la programmazione della nuova stagione. Andare in Champions per Montella vorrebbe dire avere la chance della vita e provare ad affrontare una stagione «vera» al timone della Roma. Far parte quindi di un progetto nuovo, qualcosa su cui costruire il futuro assieme ai nuovi vertici del club: aspettando che si risolvano anche gli ultimi nodi legati ai vertici della società che sarà. Montella non fa campagna elettorale, ma è chiaro il suo pensiero: a partire da quale Roma ereditò da Ranieri dopo il ko di Genova. «Dopo quella sconfitta credo che tutti avrebbero firmato, anche i tifosi, per essere ancora in lotta per l'accesso alla Champions League a due giornate dalla fine. Questo non toglie che probabilmente potevamo fare meglio... ma anche peggio viste le circostanze». Non è il momento dei bilanci, Montella sull'argomento gira largo, ma si toglie qualche sassolino dalle scarpe: soprattutto sull'argomento esperienza. «Il discorso sarebbe più ampio, che prescinde dal calcio, perché in generale si punta sempre molto poco sui giovani. Non è ancora il momento di fare bilanci, non voglio sprecare energie mentali per questo finale di stagione. Ho sentito dire che sono troppo amico dei giocatori, ma da quando sono arrivato nessun calciatore mi ha mai chiesto nulla. Tutte le scelte sono state fatte da me. Si può parlare di tutto e del contrario di tutto ma la realtà è un'altra. Totti, tanto per fare un esempio, con me è partito dalla panchina e si è guadagnato sul campo la maglia da titolare». E l'argomento è chiuso dall'ammissione di Montella che spiega come si sia dovuto adattare al «materiale» e al momento della squadra: una sorta di promessa per il futuro, perché probabilmente se avesse potuto avrebbe fatto altre scelte tecnico-tattiche. «Sì, infatti è probabile che le mie idee siano anche un po' distanti e diverse da quelle che posso aver espresso negli allenamenti e nelle partite di quest'anno». L'attenzione del tecnico giallorosso torna rapidamente su quella che non si fatica a definire la partita più importante della stagione. «Mancano due gare e ci giochiamo il quarto posto: non voglio che si parli solo di me. Pensiamo invece alla partita di Catania perché di lì passa il nostro eventuale accesso in Champions». Sa benissimo che ambiente aspetterà la Roma questo pomeriggio nel catino di Catania. «Mi aspetto un ambiente di festa, uno stadio pieno, per una partita potrebbe essere condizionata dal caldo. Loro vorranno finir bene il campionato, ma io preferisco una situazione del genere rispetto a quella vista a Bari con uno stadio semivuoto. Spero che aiuti i giocatori ad esprimersi al meglio. Perché alla fine credo che vincerà la squadra che avrà più stimoli: e dovremo essere noi». Roma lo spera!