Il cuore che dice una cosa, la testa che ne suggerisce un'altra.

Daun lato dice di credere ancora nella Champions, all'altro, però, sembra già tracciare un bilancio della stagione condito da tanto rammarico e contrassegnato da una sola parola: sfortuna. «Nella mia carriera non avevo mai avuto una stagione così falcidiata di infortuni e squalifiche - spiega - e se guardate le ultime tre gare noterete che ho dovuto cambiare 6-7 undicesimi. Un po' abbiamo sbagliato noi, facendoci sopraffare dal nervosismo. Un po' non ci è girata bene. Potevamo fare di più, ma ci vuole anche la buona sorte, e noi non abbiamo santi in Paradiso. Ora a Lecce ci serve almeno un punto per assicurarci l'Europa League». Poche parole sulla gara («tra il primo e il secondo tempo abbiamo capito che dovevamo cambiare ritmo per non buttare via il lavoro di un anno»), tante sulla stagione nell'insieme. «Alla fine ci sono mancati 5-6 gol. Perché non abbiamo preso un attaccante a gennaio? Ci abbiamo provato ma poi non è andata bene, ci voleva qualcuno in grado di far fare davvero il salto di qualità». I complimenti di rito a Hernanes («gliel'avevo detto che poteva andare in doppia cifra, ma l'anno prossimo può fare ancora meglio dal punto di vista delle prestazioni») senza però dimenticare il collettivo: «Questi ragazzi hanno fatto una grandissima stagione, meritano tanti applausi». Per lui, invece, sono stati ancora solo fischi. Non si può lamentare, a Ballardini, l'anno scorso, andava anche peggio: «Qui fischiano tutti - dice il tecnico del Genoa - persino Reja che sta facendo benissimo. Anche se rispetto a me ha dieci giocatori importanti in più». Car. Sol.