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Murray scopre la terra promessa

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Erano79 anni che un tennista britannico riusciva nell'impresa, l'ultima volta compiuta da Pat Hughes, nel 1932. In tribuna autorità c'era ancora il Re, circondato dai gerarchi, lo stadio Olimpico era ancora un lontano progetto nei pensieri dell'architetto Enrico Del Debbio. La città Eterna restituisce vigore al ventiquattrenne che, dopo un avvio di stagione in salita, nell'ultimo mese è tornato ad essere uno dei protagonisti del circuito Atp. La semifinale di Roma arriva dopo quella conquistata ad aprile - e persa - contro Nadal nel torneo di Montecarlo. Uscito in malo modo dal Master 1000 di Madrid, per mano dell'italo-brasiliano Bellucci, Murray ha saputo ritrovare energie ed entusiasmo per affrontare l'esame romano. Un avvio morbido, al secondo turno - contro il belga Malisse - che Murray ha faticato a mandare agli archivi: sono state necessarie tre partite per avere la meglio (6-2, 2-6, 6-3) ed accedere al terzo turno. Poi la sfida contro il nostro Potito Starace che non ha mai avuto storia. Cinque game concessi, ma partita sempre in pugno. «Quando Murray gioca in questo modo, diventa impossibile batterlo», ha confidato l'azzurro. E ieri, lo scozzese si è confermato, giocando un tennis di livello contro il tedesco Florian Mayer. Murray si è imposto in tre set, vincendo il primo per 6-1, cedendo il secondo con lo stesso score e imponendosi al terzo sempre col punteggio di 6-1. «È sempre bello far bene a Roma, dove hanno vinto giocatori grandissimi - afferma lo scozzese - voglio arrivare fino il fondo al torneo». Andy Murray si gode la conquista della sua prima semifinale agli Internazionali Bnl d'Italia di tennis e ora punta ad alzare la coppa: «Se si vuole puntare al numero 1 del mondo - ha aggiunto - bisogna giocare bene su tutte le superfici come fanno Nadal, Djokovic e Federer. Io, invece, devo ancora migliorare molto sulla terra rossa». Una vittoria, quella contro Mayer, giunta dopo un primo set consegnato da Murray all'avversario. «Nel primo set ero molto confuso, non ci ho capito granchè. Poi, per fortuna, sono riuscito a entrare in partita - ha aggiunto - Mayer è un avversario insidioso, e ho avuto bisogno di tempo per prendergli le misure, mi sono dovuto abituare al suo gioco. Sono cresciuto e ho avuto più pazienza nel secondo e nel terzo set. Ho dovuto battere un avversario molto forte, che entrerà probabilmente nella top ten». Una storia particolare, quella di Andy Murray, figlio di un calciatore professionista dell'Hibernian e di un'insegnante di tennis. La mamma Judy lo segue ovunque. Ragazzo prodigio, vince per due volte l'Orange Ball prima di abbandonare la racchetta per dedicarsi al calcio. Fa quindi un provino con i Glasgow Rangers, accede all'Accademy del club, ma presto decide di appendere gli scarpini al chiodo per tornare alla sua prima passione sportiva. A Roma va a caccia del settimo successo in un torneo Master Series 1000, dopo aver vinto per due volte a Montreal, e aver trionfato a Miami, Madrid, Cincinnati e Shangai.

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